Mali: post golpe paese allo sbando (ma ancor prima nel calcio)
Cresce la tensione in tutto il Mali, dopo il golpe militare che ha spazzato via l’establishment politico nazionale.
Ibrahim Boubacar Keïta ha annunciato le proprie dimissioni da presidente del Mali con un messaggio alla nazione trasmesso nella notte dalla televisione Ortm, registrato da parte di un gruppo di golpisti: “Non voglio che sia versato sangue”, ha dichiarato annunciando anche lo scioglimento del suo governo e del parlamento. Al potere dal 2013, Keïta negli ultimi mesi era staro contestato dall’opposizione scesa in piazza denunciando brogli alle elezioni legislative di marzo e aprile.
“Noi, le forze patriottiche riunite nel Comitato nazionale per la salvezza del popolo (Cnsp), abbiamo deciso di assumerci le nostre responsabilità davanti al popolo e alla storia”, ha dichiarato il portavoce, il colonnello maggiore Ismael Waguè, vicecapo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare.
Nel frattempo l’Unione Africana ha sospeso il Mali dall’organizzazione come paese membro.
Il Mali è una nazione che vive di agricoltura e con scarse materie prime. Per molti anni sotto il controllo coloniale francese, in questi ultimi anni si era molto riavvicinato alla politica internazionale della Francia. Aspetto contestato dall’opposizione che si è avvicinata a forme estreme a livello islamico.
Anche nello sport gli ultimi anni del Mali sono stati assolutamente difficili, per non dire tormentati. Nel 2017 la Federcalcio del Mali (Femafoot) è stata sospesa dalla Fifa per indebite interferenze operate dal governo. La FIFA precisò che le interferenze riguardavano la decisione del Ministro per lo Sport del Mali, Housseini Amion Guindo, “di sciogliere il Comitato esecutivo della Federcalcio e nominarne uno temporaneo con il compito di facilitare l’elezione del prossimo”. Sotto il profilo sponsorizzativo la Femafoot è supportata esclusivamente da due realtà transalpine: Airness (sponsor tecnico) e Orange (telefonia), nel ruolo di main partner federale.
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