Marchionne fa l’americano e sogna la quotazione a New York del brand Ferrari
di Marcel Vulpis
Archiviata l’era Montezemolo, con un assegno da 27 milioni di euro (di cui la metà per assicurarsi la “non concorrenza” futura), in Ferrari si riparte da Sergio Marchionne. L’amministratore delegato di Fca, che riunisce i marchi Fiat e Chrysler, è il nuovo presidente della casa simbolo della Formula Uno, oltre che il regista assoluto degli scenari che influenzeranno il futuro di Fca-Ferrari e forse, a seguire, di Exor-Juventus.
Il prossimo 13 ottobre è in programma la quotazione a Wall Street e il brand Ferrari (quest’anno festeggerà i primi 60 anni di vita) servirà, soprattutto, a fornire una percezione premium agli investitori americani interessati al titolo Fca.
Cambierà inoltre la strategia vendite di Ferrari. Non ci sarà più il tetto di 7 mila autovetture, pur mantenendo il posizionamento di asset unico ed esclusivo rispetto al resto del polo del lusso, di cui fanno parte i marchi Alfa Romeo e Maserati. Questi ultimi beneficeranno di trasferimenti di know-how in diversi settori della produzione.
I numeri al 30 giugno di Ferrari S.p.A. sono più che positivi (1.348,6 milioni di euro ed un utile di 185 milioni). Rimane, per il momento, solo un rumour la quotazione negli Stati Uniti della Rossa, ma nel medio-lungo periodo il debutto borsistico potrebbe trasformarsi in una grande operazione di raccolta di denaro a supporto delle casse del Lingotto, troppo schiacciato rispetto ai concorrenti diretti dagli oltre
2 miliardi di euro di oneri finanziari netti.
Nel breve, sempre sul fronte Ferrari, l’attenzione sarà rivolta al settore corse. Troppe le stagioni in pista senza titoli iridati e questo è un elemento negativo per un marchio, che ha storicamente la vittoria nel Dna. Scuderia e titolo Fca, nel futuro, dovranno andare a braccetto.
Le vittorie negli autodromi di tutto il mondo infatti spingeranno le quotazioni borsistiche a New York.
L’interesse internazionale del marchio Ferrari è crescente, e, a confermare questa tesi, vi è il lancio di Blu Nart, la Rossa “americana” prodotta in soli 10 esemplari con un prezzo stimato di 2,5 milioni di euro. La casa di Maranello e la sua immagine sportiva, però, devono trasformarsi in un vero e proprio driver sul listino a stelle e strisce.
Discorso a parte merita la Juventus. Per il momento, il club di calcio non è entrato direttamente nei pensieri del numero uno di Fca, anche se quest’anno Jeep (marchio di Fiat group automobiles) pagherà 17 milioni di euro, invece dei 13 milioni della scorsa stagione, per apparire sulla maglia da gioco dei campioni di Italia. Senza considerare i 6 milioni di euro di bonus pagati sempre da Fiat per la conquista del terzo scudetto.
La società piemontese presenterà i dati economici dell’ultima stagione il prossimo 23 settembre. Nel frattempo è stata pubblicata la semestrale 2014 di Exor, holding, che detiene il 63,8 per cento della realtà bianconera. Gli addetti ai lavori stimano un deficit vicino ai 6 milioni di euro. Un bilancio più positivo rispetto al precedente triennio (da -95 milioni a -49, fino ai -16 milioni di euro del 2012/13).
La società piemontese, che rappresenta il cameo sportivo della famiglia Agnelli, potrà continuare a vivere di luce propria, ma deve iniziare a generare utile (facendo crescere il giro d’affari globale). Parallelamente deve continuare a vincere, dedicandosi, a livello sportivo, più all’Europa che alla serie A. (fonte: Il Corriere dello Sport)
Il marchio del Cavallino non entrerà nel polo del lusso insieme ad Alfa Romeo e Maserati, ma servirà a garantire una percezione “premium” del nuovo titolo agli investitori di Wall Street.
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