Marketing – I dolori, non solo sportivi, del giovane Cristiano Ronaldo. Sponsor scontenti della prestazione dell’asso lusitano.
Una partita senza alibi, visto che il risultato finale è stato di 4 a 0 per i calciatori teutonici, con il solito Pepe (l’oriundo brasiliano naturalizzato), uno degli uomini di maggiore qualità del Portogallo, che si è distinto (facendosi espellere) per le solite intemperanze in campo.
La gara di Salvador de Bahia apre, però, ad un serie di riflessioni, che partono dal rettangolo di gioco, ma che, di fatto, sono da cercare nell’area dello showbiz.
Abbiamo visto sconsolato Cristiano Ronaldo uscire dal campo, sicuramente frastornato dal poker tedesco, ma anche (se non di più) dalla conseguenze economiche di questo Mondiale partito con il piede sbagliato. Eh sì, perchè se il Portogallo dovesse perdere la seconda gara del girone, CR7 sarebbe già fuori e gli resterebbe da godersi la trasferta in terra brasiliana, fino al termine della prima fase.
I dolori del giovane Cristiano sono soprattutto legati ai contratti a sei zeri che ha con importanti marchi nazionali e internazionali. Nessuno di questi si aspetta una uscita così repentina della nazionale portoghese. Il fantasista del Real Madrid (fresco vincitore della Champions league) è legato a sponsor del livello di Samsung, Banco Espirito Santo, Tag Heuer, Clear, Herbalife, Emirates, Sportlobster, Nike.
Tutti rigorosamente esplosi a livello social e online. All’interno del portale Cristianoronaldo.com c’è infatti un magazine digitale con interviste esclusive, fruibili attraverso un’app speciale, e la pubblicità della nuova linea di intimo maschile firmato naturalmente “CR7″.
Ogni anno C.Ronaldo fattura più di 50 milioni di euro e nello showbiz, soprattutto pubblicitario, gli investimenti devono sempre ritornare.
Avere un testimonial “perdente” infatti, anche se si chiama CR7, è sempre un problema e l’impatto mediatico risulta chiaramente ridotto.
Chissà se C.Ronaldo ci sta pensando e se il suo manager (il potentissimo Jorge Mendes) gli ha inviato un sms senza possibilità di opzione: “Cristiano, prendi il Portogallo per mano e almeno supera la fase a gironi!”.
Vedremo già dalla prossima gara con gli Stati Uniti (il 22 giugno nel catino infuocato di Manaus, dove hanno giocato gli azzurri la partita inaugurale con l’Inghilterra).
Pallone d’Oro a parte, Cristiano Ronaldo ha un altro “cruccio”, per il momento irrisolvibile: portare il Portogallo alla conquista di un titolo mondiale. Così come riuscì a fare, per esempio, Diego Armando Maradona nel 1986. Un cruccio, è bene ricordarlo, che ha anche Lionel Messi con la sua Argentina. Ma tra i due campioni c’è una bella differenza: l’Albiceleste è una delle corazzate di questo mondiale verdeoro, la selezione lusitana, invece, al massimo, è una squadra di seconda/terza fascia. Quindi impresa quantomeno improba per il povero CR7, che, ha vissuto in diretta, nelle ultime ore, la disfatta dei suoi compagni annientati da Mueller e soci nel match inaugurale del girone, che li vedeva opposti alla Germania.
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