Marketing – Il caso unico in Europa del St. Pauli (Bundesliga1)
Mentre sono in corso i Campionati del mondo di calcio, la Germania saluta il ritorno nella Bundesliga, la Serie A tedesca, di una squadra leggendaria. Non perché abbia un passato glorioso, ricco di scudetti e di coppe. Al contrario, perché festeggia il secolo di vita, senza mai avere vinto nulla.
Ma il Sankt Pauli è un club molto particolare. Nei suoi quadri non presenta nemmeno un giocatore straniero. Tutti tedeschi al 100%. Non per nazionalismo, ma per un’oculata scelta economica. I suoi campioni messi insieme valgono meno del meno quotato calciatore scelto da Lippi per la squadra azzurra.
Il club dovrebbe essere ammirato già solo per questo. Ha la maglia forse più brutta d’Europa, di un indefinibile color marroncino, ma sventola la bandiera nera dei pirati, con il teschio e le tibie. Ed è la squadra dell’omonimo quartiere a luci rosse di Amburgo, il Sankt Pauli, che si estende sulla collina che domina il porto, 2,6 km quadrati, una popolazione di meno di 27 mila abitanti. Gente peccaminosa e grandi lavoratori, sia che facciano i portuali o che si guadagnino da vivere in uno dei tanti locali dalla fama dubbia intorno alla sua strada principale, la Reeperbahn, il cui nome vorrebbe dire «il posto dove si stendono le gomene ad asciugare». Ma neanche i locali se lo ricordano più.
Le squadre della Bundesliga giocano in stadi modernissimi e comodi, coperti e riscaldati.
Il Sankt Pauli preferisce rimanere fedele al suo vecchio campo, al Millentor, nel suo quartiere: tribune dei vecchi tempi, esposto alla neve e al vento gelido che giunge dal Mare del Nord o dal Baltico. Lo stadio è dominato da un gigantesco bunker dell’ultima guerra. Non serve a nulla, ma non si può far saltare in aria senza distruggere mezza città.
Fondato nel 1910, il club ha avuto sempre una storia travagliata nelle serie minori. Solo tre volte in passato era giunto nella Bundesliga, per retrocedere quasi immediatamente (l’ultima volta nel 2002). Il successo più grande è stato la qualificazione alla semifinale della Coppa di Germania, grazie anche al suo campo gelido e spelacchiato, temuto da squadre blasonate come il Werder Brema o il Bayern di Monaco o l’Amburgo, l’altra squadra cittadina. In una sola partita, magari sotto la neve, quelli del Sankt Pauli danno tutto, e per una sera battono i campioni.
La squadra è sopravvissuta anche al cambiamento del quartiere peccaminoso. Le ragazze in vetrina non guadagnano più come in passato, i locali di spogliarello chiudono e le vecchie case si trasformano per ospitare a caro prezzo i Vip anseatici. Fare il tifo per i calciatori in maglia marrone è diventato snob. Ma a loro non importa. Forse gli azzurri avrebbero qualcosa da imparare dai pirati del Sankt Pauli.
Il caso più unico che raro del St.Pauli, secondo club di Amburgo, tornato quest’anno in prima divisione con il bilancio in utile e un azionariato popolare (13 mila soci) che guida da 100 anni in tutte le sue aree la vita dei "Marroni".
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