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Mezza Maratona di Trieste: si torna indietro sugli atleti africani. Cui Prodest?

(di Marcel Vulpis) – E alla fine, dopo una giornata di accuse e provocazione, ieri sera, alle 20.30, l’annuncio: gli atleti africani potranno partecipare alla Mezza Maratona di Trieste (dopo esserne stati inizialmente esclusi per presunte accuse di sfruttamento economico). Ma adesso viene il bello, perché la Procura Federale della FIDAL vuole vederci chiaro e non basta la “retromarcia” degli organizzatori giuliani per chiudere il “caso”, finito su tutti i giornali e media (anche il TGCOM ha fatto un approfondimento intervistando il segretario generale della FederAtletica Fabio Pagliara). Anche la politica ha fortemente stigmatizzato l’annuncio shock della Trieste Runing Festival, con diversi esponenti del PD, ma anche lo stesso Giancarlo Giorgetti (Lega) e Simone Valente (M5S) intervenuti per rimarcare come non possa passare il messaggio di discriminazione razziale, seppure per ragioni di ordine economico, all’interno di un evento sportivo. Tra l’altro se non ci fosse stata la “marcia indietro” degli organizzatori il caso sarebbe finito pericolosamente sui banchi del Parlamento.

Alfio Giomi presidente della Fidal ha commentato ieri a Radio Capital il “caso” degli africani esclusi dalla maratona di Trieste. Gli organizzatori di Trieste Running Festival spiegano che hanno rifiutato solo professionisti mal pagati. Il n.1 federale ha replicato: “La Federazione è estranea a tutto questo, io non so nulla di una tratta degli ingaggi. Se avessimo saputo, avremmo già denunciato alla procura. I premi sono aperti a tutti indipendentemente dall’origine degli atleti. Non è pensabile che si faccia una discriminazione per razza o per sesso nel golden gala. Mi offende solo l’idea“.

Tutto questo polverone sinceramente non l’abbiamo capito nel suo insieme. Se c’è una ipotesi di reato, infatti, la sede competente è soltanto la Procura della Repubblica (di Trieste), non certamente un tavolo di una conferenza stampa (seppure gremito di politici locali). E l’intervento di Giorgetti (della Lega, come il governatore della regione Friuli Venezia Giulia) fa presumere che abbia influenzato, a torto o a ragione, la decisione degli organizzatori di fare marcia indietro. Solo provocazione? Non crediamo. Crediamo piuttosto che si sia sbagliato soprattutto in termini di comunicazione all’esterno, perché, volenti o nolenti, è passata un’immagine di Trieste non proprio bella. E questo ci dispiace e molto, visto che la città giuliana è storicamente la culla dei “liberali”.

Per concludere: se c’è sfruttamento giusto denunciarlo nelle sedi competenti per fermare l’eventuale “tratta sportiva” (se così la vogliamo chiamarla), ma non si può impedire, per ragioni geografiche, l’iscrizione ad una gara ad un atleta. Sarebbe un pericoloso precedente. Questo no, almeno nel nostro Paese!

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Marcel Vulpis

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