Miracolo Ranieri-Leicester: nessuno è profeta in patria
(di Massimiliano Morelli) -Lo chiamavano “minestraro” nella Capitale, perché nessuno è profeta in patria e soprattutto perché la critica quando sedeva sulla panchina della AS Roma pretendeva la luna senza avere i mezzi per avvicinarla. Eppure aveva una carriera alle spalle niente male, cominciata con una doppia promozione ottenuta col Cagliari, dalla C alla A, e proseguita a Napoli e a Firenze, coi viola riportati in serie A dopo la retrocessione economica e una serie di successi conseguiti all’estero, tipo tre coppe conquistate col Valencia, una promozione in Ligue 1 con il Monaco e ammennicoli vari.
Aveva seminato tanto prima d’ora, per esempio non aveva mai perso un derby, in Spagna così come in Italia, ma a inizio stagione s’era ritrovato sulla panchina d’una neopromossa in Premier, il Leicester City. Una diminutio? Macché… Il re non è più nudo e ritrovarlo oggi in testa al campionato inglese con sette punti di vantaggio sul Tottenham, quando mancano cinque giornate alla fine del campionato, non può che ottenebrare solo i detrattori, quelli che, appunto, gli davano del “minestraro”. Sprezzanti del pericolo gli aitanti dicitori d’un certo modo di far comunicazione l’avevano definito “zeroazerista”, uno tipo “palla avanti e pedalare”, insomma un difensivista anzi no, un catenacciaro che, con buona pace di tutti, sta per far saltare il banco al punto che il successo finale del signor Claudio in Premier, secondo Graham Sharpe, portavoce di William Hill, potrebbe costare oltre 12 milioni di euro agli allibratori.
Nel frattempo, a chi aveva avuto il coraggio di puntare sul Leicester a inizio stagione, i bookmaker stanno proponendo la possibilità di riscuotere subito una vincita “forfettaria” per limitare i danni: prendi oggi i soldi, te ne diamo di meno ma sono soldi certi, invece di vincerne di più mantenendo, però, il rischio di vincere nulla in caso di clamorose disfatte nelle ultime giornate di campionato.
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