Mondiali in Qatar: è una questione di squadra
Ma quelle bocche dovranno richiudersi presto perché un verdetto c’è stato ed è stato più che chiaro: sarà il Qatar la terra dei Mondiali. A condividere la gioia di questo annuncio, insieme al piccolo e ricco paese, ci sono stati tutti quelle nazioni che hanno visto in questa scelta un loro possibile futuro, un nuovo imperativo economico e sociale che la FIFA ha voluto rendere esplicito: il calcio è uno strumento di sviluppo e in quanto tale deve aiutare i paesi più arretrati a progredire. E la vittoria dell’Emirato ha dimostrato proprio questo. Non si parla della vittoria di un giorno o di un mese, il Qatar è da 30 anni che sta convogliando tutte le proprie attenzioni nel mondo dello sport; ad oggi, offre un calendario sportivo di classe mondiale che annovera manifestazioni che vanno dall’ATP al PGA di golf, dallIAFF Golden League al MotoGP e la capitale, Doha, ha ospitato i Giochi Asiatici nel 2004.
Naturalmente l’immensa ricchezza del paese ha giocato un ruolo fondamentale nella costruzione di questa intelaiatura sportiva ma ciò che ha contato di più durante la campagna di candidatura per i Mondiali, è stato il lavoro di squadra. Il coinvolgimento della famiglia reale e una squadra di sponsor di grande livello (QNB, Qatar Airways, Qatar Petroleum e Blue Salon) sono state le chiavi vincenti che hanno sbaragliato la concorrenza di Stati Uniti, Australia, Corea del Sud e Giappone.
Per quanto riguarda il budget, quello organizzativo (che comprende anche la Confederation Cup 2021) è di 645 mln di dollari; 7 le città coinvolte e 12 gli stadi di cui 9 ancora da costruire per un costo previstio di 3 mln di dollari.La scelta della FIFA di svolgere i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar ha lasciato molti a bocca aperta. In poche parole tutti gli esponenti delle cosiddette “grandi” nazioni che credevano di avere tutte le carte in regola per vincere la partita che si è disputata il 2 dicembre a Zurigo.
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