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Montemurro (Div. Calcio a 5): Il calcio a 5 appartiene solo al nostro movimento

Non ha peli sulla lingua, Andrea Montemurro (nella foto in primo piano), giovane presidente della Divisione calcio a 5, eletto appena un anno fa (lo scorso 19 dicembre 2016) durante una burrascosa assemblea elettorale e oggi alla guida di un movimento, che ha voglia di recuperare la propria identità e di crescere ulteriormente.
D: Presidente, qual è il suo pensiero a distanza di un anno da quell’elezione?
Ero partito con l’idea di realizzare un’innovazione a settimana. Sono andato oltre (e sorride, ndr). Con il mio gruppo di lavoro non ci siamo mai fermati su tutti i fronti, dall’ideazione di nuovi format sport, passando per l’organizzazione, fino al terreno del marketing. Abbiamo, per esempio, riportato la serie “A” da 10 a 14 club, ideato la “Coppa della Divisione” stile FA Cup inglese, con le squadre più forti che giocano in casa di quelle più deboli, per mantenere una costante competitività. Oltre al “Futsal Day”, che si è tenuto ieri in tutte le regioni d’Italia (per esempio ad Ariccia e Pomezia nel Lazio).
D: Si parla di un collegamento sempre più diretto tra calcio e futsal. Ci spiega in cosa consiste questa collaborazione?
Abbiamo stretto degli importanti accordi con una serie di club di serie A e B (il Sassuolo, il Torino, il Bologna, il Palermo, la Spal, il Chievo Verona, l’AC Milan e l’FC Pro Vercelli). In queste realtà sono nati dei progetti all’interno dei settori giovanili (denominato “Futsal in Soccer”), con particolare attenzione alla nostra disciplina. Riteniamo che allenarsi, partendo dal futsal, possa portare anche a migliorare il gioco su un campo da calcio, perché il calcio a 5, per le sue caratteristiche, ha bisogno di una forte concentrazione e di un allenamento specifico. Tutti i calciatori professionisti dovrebbero partire dal calcio a 5, come già avviene in alcune nazioni come il Brasile e la Spagna, dove i bambini partono dalla nostra disciplina prima di passare al calcio tradizionale.
D: Ci sono anche progetti di respiro internazionale?
Il prossimo 26 settembre 2018 giocheremo in Cina la SuperCoppa (la squadra vincitrice del titolo nazionale opposta alla detentrice della Coppa Italia), grazie ad un accordo con l’organizzazione Charry Sport. L’evento si disputerà a Tianjin (importante città portuale del Nord-Est), uno dei poli asiatici di maggior sviluppo economico-industriale.
D: E sul fronte dei diritti tv esteri?
Stiamo trattando la cessione dei nostri diritti sui mercati asiatici. Mentre siamo già operativi, negli Usa e Canada, su Espn (viene trasmessa la differita, con commento tecnico, della migliore partita della settimana).
Oltre a questo avremo le fasi finali della stagione su Fox Sports, mentre su Sportitalia sono pianificate le migliori due gare del calendario (a settimana). Ma sono importanti anche gli accordi di media partnership con Corriere dello Sport, Tuttosport e Il Messaggero.
D: Come vi state muovendo, sempre in ambito giovanile, nel mondo delle scuole?
Da tempo il nostro mondo sta cercando di entrare nelle scuole italiane. E’ una nostra priorità, perché entrare in questo segmento significa far esplodere il nostro sport sull’intero territorio. L’idea che abbiamo in testa è far diventare il futsal, nei plessi scolastici, propedeutico all’attività fisica. Calcio e futsal, per esempio, non sono due discipline distinte, ma propedeutiche tra loro.
D: Quali sono i numeri del Calcio a 5 nel nostro Paese?
Possiamo contare su un movimento giovane e in crescita, con più di 160 mila tesserati (pesa 1/3 della LND, ndr), circa 3,5 milioni di potenziali “amateur” e più di 200 società attive. Nel 2018 la serie A arriverà ad un campionato maschile/femminile a girone unico (con 16 squadre a testa). Non era mai successo nella storia del calcio a 5 tricolore.                                                                                                                                                                                                 D: Sotto il profilo marketing e della comunicazione, quali sono state le principali novità?                                    Abbiamo lavorato per portare a casa il title-sponsor del massimo campionato e ci siamo riusciti (è il brand internazionale di betting PlanetWin365), ma l’obiettivo futuro è trovare un partner per ogni format sportivo. Più in generale, abbiamo portato a casa collaborazioni importanti con Frankie Garage, Winner Italia e Gems, solo per citarne alcuni. Stiamo investendo anche sulla formazione e nel 2017 abbiamo lanciato un primo progetto pilota sul tema della lotta di contrasto al match fixing, su idea dell’avvocato Cesare Di Cintio (consulente legale della Divisione calcio a 5).


D: Ha un sassolino nelle scarpe?
Ad essere sinceri sì. Il calcio a 5 deve tornare ad appartenere al mondo del calcio a 5.
D: Si spieghi meglio. Cosa intende?
Ad oggi la Nazionale di calcio a 5 non dipende dalla Divisione, da me presieduta, né posso disporne o intervenire a partire dalla scelta dell’allenatore. Il mio predecessore (Fabrizio Tonelli, ndr), per molti anni, ha gestito direttamente il team nazionale. Il sottoscritto attualmente non lo può fare, perché è un progetto che dipende esclusivamente dal “Club Italia” (dalla nazionale maggiore appunto a quella di calcio a 5). Ad esaminare gli ultimi risultati si evince che questo team dovrebbe tornare ad essere gestito dalla Divisione. Mi auguro che il prossimo presidente federale (eletto nell’Assemblea del 29 gennaio), possa finalmente capire le nostre esigenze e il valore del lavoro che portiamo avanti quotidianamente. Mi aspetto che sia una figura, tra quelle che si presenteranno a breve, capace di aggregare, perché solo con l’unità possiamo rilanciarci sul mercato (sia interno che esterno) e competere a livello internazionale. Tornando al nostro movimento trovo anche singolare che tutte le nostre nazionali siano gestite da un solo c.t.. E’ un errore marchiano, perché sono selezioni sportive differenti e il progetto delle selezioni non può essere accentrato su un solo soggetto.
D: Un pensiero finale?
Un movimento non può essere staccato o peggio ancora allontanato dal suo prodotto di punta (la nazionale). Serve, tra l’altro, a far crescere l’intero settore. Non capisco come sia stato possibile arrivare a questo, ma se devo pensare ad un sogno nel cassetto è proprio questo: riportare la nostra nazionale di calcio a 5 a casa. Su questo tema più volte, già durante il mandato Tavecchio, ho messo tutto a verbale. Speriamo meglio nel futuro.

Le parole di Montemurro sul tema delle elezioni federali vanno nella corretta “direzione”. Non è più tempo infatti di consorterie o di sterili litigi da cortile per la difesa di mere rendite di posizione. E’ tempo piuttosto di ripartire in modo forte e solo con l’unità tra le componenti si può raggiungere questo importante risultato. A titolo personale l’intervento di questa mattina sul Corsera, di Gabriele Gravina (presidente Lega Pro e probabile candidato alle prossime elezioni FIGC), è proprio nella stessa direttrice ed è corretto parlare di “Rinascimento” del calcio italiano. Senza un Rinascimento l’unica certezza è un ulteriore e repentino declino del movimento nel suo complesso.

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Marcel Vulpis

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