Niente mondiale. Un nuova Caporetto. Un’onta indelebile per il calcio tricolore
(di Marcel Vulpis) – Tutti a casa. Niente Mondiale (Russia2018) per gli azzurri. Ci andranno, invece, gli svedesi. Nazionale modesta, ma fisicamente compatta e in grado di segnare (almeno) un gol più di noi. Certe volte, come in questo caso, è sufficiente. Per adesso tocca all’allenatore (Giampiero Ventura) andare a casa, anche se è già un “caso”: ha un contratto in essere pari a 1,48 milioni di euro fino al 2020. Per rimuoverlo dovremo anche chiedergli la cortesia di “venirci incontro“. Incredibile, ma vero!.
In un Paese di esodati e di disoccupati fa riflettere, ma c’è da chiedersi chi è quel “genio” che ha deciso di prolungare con Ventura considerato il rischio di essere (potenzialmente) eliminati nei playoff. Purtroppo, non sempre lo “stellone” italiano ci salva da tutte le figuracce che siamo in grado di fare ultimamente.
Basta, in questo Paese, a sperare ancora nella filosofia dei “miracoli”. Primo perché non sempre si realizzano, secondo perché c’è da vergognarsi solo a pensarci. Ma vogliamo provare almeno una volta ad alzare la testa e a mostrare un pizzico di orgoglio? E’ possibile che in questo Paese non ci sia più un dirigente (non solo sportivo) con queste caratteristiche?
Adesso partirà il tormentone del “Bisogna girare pagina“, già lo sento sulle reti Rai, dalla voce di Antonio Cabrini (sempre educato e moderato nei toni). Vi prego: almeno queste dolci amenità risparmiatecele. Così come l’altro tormentone: “E’ tempo di programmazione” o “Diamo il calcio solo a chi ne capisce“.
Ma anche volendo come si può raggiungere questo obiettivo (per certi versi fisiologico)? Questo Paese è “soffocato”, da decenni, in tutti i settori, da persone che hanno una visione di scenario pari a zero. Incapaci di guardare oltre le loro scarpe, ma specialisti nell’occupazione di ruoli dirigenziali tutti di alto livello.
E questa assenza di visione è confermata dai risultati ultimi di questa sera. Altrimenti non staremmo a commentare questa “Caporetto”, che rimarrà nella storia calcistica del nostro Paese. Un’onta indelebile per tutti coloro che ne hanno fatto parte, fatte salve poche eccezioni.
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