Obama, l’effetto-serra e le nazioni sommerse, ma in Italia l’unico interesse è il calcio
(di Marcel Vulpis) E’ notizia di alcuni giorni fa, caduta completamente nel dimenticatoio nel mondo (asfittico e talvolta indolente) dell’informazione italiana, dell’annuncio schock del presidente Usa, Barack Obama.
Il numero uno americano ha tratteggiato, infatti, nel corso del suo viaggio in Alaska, uno scenario catastrofico per l’intero Artico, se non verrà risolta rapidamente la questione dell’effetto serra: nazioni sommerse, città abbandonate e profughi in fuga ovunque.
Questo il monito che Obama ha lanciato, al secondo giorno del suo viaggio in Alaska. Scorrendo i giornali italiani, per non parlare del web, questo “monito” è stato quasi ridicolizzato nella migliore delle ipotesi, fino all’essere assolutamente non calcolato (nella peggiore). Di contro, il “temone” della settimana sono gli ultimi tre colpi dell’Inter alla sessione estiva del calciomercato, con elucubrazioni sparse se Beppe Marotta (dg Juventus FC), dopo quattro scudetti conquistati, sia brocco o meno (peccato che abbia speso 142 milioni di euro e sia stato il “re” del mercato).
Un paesaggio culturale da terzo mondo, a voler essere buoni. Una totale mancanza di interesse per tutto ciò che non sia calcio, come se questo Paese potesse essere “H24″ a pensare, mangiare, vivere solo di e con il pallone. Questo è un paese dove non si riflette più, dove un selfie vale più di una stretta di mano, dove non si cerca più di approfondire alcun tema, dove non si parla o si discute, ma si gira nei tavoli dei meeting con la chiavetta usb e slide in powerpoint scritte (quando dice bene) dallo stagista di turno.
Questo è un paese, dove Giovanni Malagò (presidente del CONI) si è permesso (secondo me a ragione) di redistribuire le risorse dedicate al mondo dello sport, e si parla (in certi ambienti), in autunno, di una campagna del mondo del calcio, finalizzata a recuperare queste stesse risorse.
Eh sì che nel pallone i soldi sono stati sempre spesi così bene, che, ogni 4 anni, vinciamo il Mondiale. O almeno dovremmo arrivare quantomeno in semifinale.
Da tempo il numero uno del CONI parla di sport come volano di rilancio dell’economia italiana. Ci fosse stato uno straccio di politico curioso a chiedere maggiori lumi dalle parti del “Palazzo H”, per approfondire questa suggestione. Ormai stanno più in tv che in Parlamento, anche perché non legiferano più da tempo, ma convertono solo i decreti-legge del Governo Renzi.
Ecco perché non mi meraviglio che l’annuncio di Obama sia stato completamente azzerato dai “problemi di calciomercato” degli italiani. Siamo terzo mondo, con rispetto estremo per il terzo mondo.
Forse, quando ci sveglieremo da questa “anestesia” mentale diffusa, praticata attraverso il calcio, chiederemo ad Hernanes e non ad Obama (magari) di risolvere anche in Italia i problemi generati dall’effetto-serra. Anche perché visto il livello culturale del paese, qualcuno potrebbe scambiare il cognome del presidente americano con qualche trequartista dal nome esotico.
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