Olimpiade: ha senso parlare eSports come vera e propria specialità a cinque cerchi?
(di Gianni Bondini)* – L’Italia conquisterà medaglie olimpiche a “MarioBros 2” oppure farà il pieno di caramelle scalando la vetta di Candy Crush o superando il rompicapo di Criminal Case ? No, non è follia, ma non cadete dalla sedia leggendo l’ultima decisione del Comitato Internazionale Olimpico (CIO).
Difatti i videogiochi nel 2018 faranno parte dei Giochi Asiatici e nel 2020 rientreranno nel programma dell’Olimpiade di Parigi. Nonostante che, ad aprile scorso. lo stesso presidente CIO, l’ex schermidore Thomas Bach avesse manifestato chiaramente il suo “no” ai videogiochi.
Che cosa è accaduto in meno di un anno? Maliziosamente, ma con una certa sicurezza potremmo dire che questa è una scelta “non per soldi, ma per denaro” nei confronti dell’industria e del pubblico dei videogiocatori e appassionati (dicono in forte aumento). Nelle storiche stanze di Losanna ci credono e pensano ai conti in banca. Ma non sono al riparo dal ridicolo. Pensate alla cerimonia delle medaglie olimpiche per aver aiutato l’idraulico elettronico “Mario Bros” (anche se lo stesso premier nipponico si era presentato vestito da Super Mario in occasione del passaggio di testimone da Rio2016 a Tokyo2020) a superare le insidie video messe sulla sua strada o i trucchi “Criminal case” e non sappiamo ancora se ci sarà il via libera per i giochi elettronici più violenti come Assassins Creed oppure Armada. E’ eticamente difficile…ma scusateci se usiamo questa parola “etica” che ci sembra proprio sia andata fuoricorso.
Oggi l’apertura ai videogiochi viene detta persino “storica” e sicuramente faceva storia la chiusura drastica del Cio agli sport e agli sportivi del professionismo. Ma i tempi cambiano e la discriminante non diventa neanche il ridicolo e non salva le coscienze neanche il fatto che tra giochi e giochetti elettronici ci siano “Minigolf” e “Basket”.
I videogiochi per essere pienamente riconosciuti come sport dovranno, comunque, rispettare i valori olimpici e dotarsi di strutture e organismi antidoping e saranno vietate le scommesse.
Sul doping nessuna meraviglia, i farmaci betabloccanti (che rallentano i battiti cardiaci) vanno forte per contenere le emozioni anche nel bridge e in altri giochi non elettronici.
Ci viene spontanea e immediata una reazione verbale: “Ma dove arriveremo”. E pensare che “l’arrampicata” ha dovuto fare una lunga anticamera nelle stanze del Cio che contano prima di ottenere il passaporto per Tokio 2020.
Il Cio ha diffuso questo comunicato giustificativo: “Gli e-sports (videogiochi) possono essere considerati un’attività sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano e allenano con un’intensità che può essere paragonata a quella degli atleti delle discipline tradizionali”.
- giornalista sportivo
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