Pagliara (FIDAL): Abbiamo lanciato in Italia la prima rivoluzione della corsa su strada
Cambia la corsa, cambia lo sport italiano, cambiano gli strumenti per osservare e intervenire in questi mutamenti. Il segretario generale della Fidal, Fabio Pagliara, artefice insieme al Presidente Alfio Giomi della “prima rivoluzione” della corsa su strada, fa un bilancio di quanto sia accaduto fino ad ora e delle prospettive per il futuro.
“Il Progetto Running compie tre anni, nei quali la Federazione è tornata centrale in quella giungla che erano diventate le competizioni di running sul territorio. Senza limitare la voglia di eventi abbiamo però restituito regole certe al settore, imposto la certificazione dei percorsi, uniformato le norme per la partecipazione alle gare competitive, sancito, a tutela dei runner e delle runner, il marchio Fidal sulle Maratone e sulle Mezze Maratone. Stiamo parlando di un lavoro incredibile: fra Fidal ed Enti di Promozione Sportiva si è lavorato su circa 5 mila eventi di corsa l’anno, muovendosi, non senza difficoltà anche all’armonizzazione di calendari ingolfati e schizofrenici”.
D: E adesso, Segretario quali saranno i prossimi step?
R: “Adesso occorre volare alto, passare a una ‘fase due’ del progetto, investire nel sistema Corsa. Per farlo bisogna partire dal basso, dalla base, dal confronto serrato con organizzatori e addetti ai lavori per confrontarsi su debolezze e punti di forza. Partiamo da un dato di fatto: il numero di maratoneti non aumenta e occorre scoprire il perchè, a parte la spietata (e salutare) concorrenza delle attività ‘estreme’, sempre più coinvolgenti e organizzate. Noi pensiamo intanto a una alleanza strategica con le varie componenti su alcuni punti fondamentali: intanto una battaglia feroce sulle illogiche limitazioni per gli stranieri: dobbiamo chiedere con forza che per loro, quale documento valido per la partecipazione alle gare in Italia, valgano le norme del paese di appartenenza, altrimenti li costringiamo a un meccanismo di accesso alle gare farraginoso e respingente. Una anomalia tutta italiana, che limita fortemente la possibilità di internazionalizzare le starting list delle principali maratone e Mezze maratone: abbiamo già lavorato nella precedente legislatura, e continueremo a farlo adesso, perché vi sia un intervento legislativo adeguato e di buon senso. L’altro fronte è quello del “decreto Gabrielli” sulla organizzazione di eventi pubblici, intervenuto d’urgenza dopo i fatti di Torino. A noi la sicurezza sta a cuore, ma talune limitazioni, giuste per spettacoli con decine di migliaia di spettatori, sono frustranti per piccoli e medi organizzatori di eventi, in grandissima difficoltà nel divincolarsi fra norme molto stringenti e interventi costosissimi che gli Enti Locali non coprono più. Ci vuole equilibrio e buonsenso anche su questo fronte.
Una altro intervento, più complesso, ma necessario, deve riguardare l’allargamento alle 5km e alle 10km della base di attività federale, investendo sulla formazione tecnica, per far diventare “partecipanti a gare” i runner della domenica, con un adeguato piano di comunicazione che li convinca sulla bontà, per loro, di questa scelta.
E ultimo, ma non in ordine di importanza, ci vuole un accordo con ANCI per “premiare” le manifestazioni a marchio Fidal di livello, quelle capaci di restituire qualcosa alle città in termini di visibilità e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale o paesaggistico. Immagino un meccanismo premiante che abbatta i costi dei servizi, oggi quasi e sempre totalmente ribaltati sugli organizzatori”.
D: E il mondo federale, le società, gli organizzatori, vi seguono in questo ambizioso progetto di sviluppo?
R: Guardi, su questo ci vuole risolutezza e noi siamo pronti anche ad alzare il livello di dibattito interno, pur di far comprendere che al centro di tutto debba essere posta la qualità dei servizi offerti. Il problema non può essere l’euro al Comitato regionale o il costo ’elevato’ della Runcard, quanto piuttosto far comprendere a tutti che la Federazione è disponibile ad intervenire quanto e più del passato per fornire servizi agli organizzatori e alle realtà periferiche, ma lo farà a fronte di un reale cambio di status qualitativo e di mentalità che giustifichi questa attenzione. Non è una rivoluzione copernicana, semplicemente la riforma del buon senso”: dobbiamo guardare la luna e non il dito e cercare di creare una vera community di runner (oltre 7 milioni in Italia) che amano questa disciplina come una filosofia di vita che porta a ciascuno non soltanto benessere fisico ma “felicità”. Remando tutti nella stessa direzione ce la faremo.
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