Panama, cassaforte del match-fixing mondiale
Illegalità che passa sul web, ma con un forte radicamento sul territorio. I siti spesso sono delle coperture per il passaggio di denaro dei broker, un tunnel tecnologico nel quale transitano i soldi utilizzati per corrompere giocatori, arbitri, dirigenti e truccare gli eventi sportivi in tutto il mondo. Il report della Regulus Partners traccia anche il passaggio di denaro del recente scandalo “Dirty Soccer”.
L’organizzazione, riporta Agipronews, raccoglieva i soldi tra i “soci”, inviava gli emissari in Italia o in altri Paesi per corrompere e alterare le gare, si passava poi a puntare somme ingenti su siti illegali, magari grazie a prestanome o comunque garantendo l’anonimato dei veri “gambler”. Infine l’ultima fase, quella dell’incasso attraverso il trasferimento dei proventi a una società paravento di Panama (settimo centro finanziario al mondo, grazie anche alle facilitazioni fiscali offerte dal governo locale), che faceva da cassaforte, gestita da un team di contabili il cui compito era quello di calcolare i profitti (altissimi) dei diversi ‘soci’ del malaffare.
Una guerra senza fine e in continua evoluzione. Unica certezza: i tentativi di frode non possono ritenersi debellati, perché il nemico – in gergo il ‘fixer‘ – ogni volta che scoppia uno scandalo e scattano arresti e contromisure, muta e si reinventa cambiando uomini, accorgimenti, armi tecnologiche e piani di aggressione.
Un esempio? Non si punta più sui risultati finali, quanto su un esito con tanti gol per avere meno reazioni dai tifosi e dai media, scegliendo gare con pochi spettatori, bassa copertura televisiva e di scarso rilievo. E poi: meglio un campionato minore, se non addirittura giovanile, che una gara di un certo livello. La nuova parola d’ordine del ‘match fixing‘ è, sostanzialmente: “Se non la vede nessuno è un buon affare”.
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