Parigi2024: l’Olimpiade (non) val bene una messa
(di Marcel Vulpis) – Dopo un locale, uno stadio, la sede di un giornale satirico (Charlie Hebdo) e una promenade sulla Costa Azzurra, arriva il nuovo capitolo di questa “estate del terrore” in Francia: un prete sgozzato nella sua chiesa davanti ai suoi fedeli, colpevole di essere ministro di un culto, odiato dai “soldati” del Daesh o Isis che dir si voglia.
Il nuovo atto di terrorismo truculento è avvenuto non a Parigi o Nizza, ma in un silenzioso comune della Francia, quasi sconosciuto ai più: Saint-Etienne-du Rouvray, in Normandia. Diventato famoso più per questo fatto efferato, che per aver dato i natali a qualche calciatore dai piedi buoni o per essere la sede di qualche azienda produttrice di formaggio per palati sopraffini.
La Francia, dopo gli attentati a grappolo del 13 novembre scorso, è caduta nel baratro del terrorismo; è l’avamposto in Europa del terrore jihadista.
Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza almeno fino al 2017, lanciando una operazione ribattezzata “Sentinella”, che vede coinvolti più di 10 mila soldati oltre alle forze speciali (ieri intervenute sul posto, in Normandia, in appena 76 minuti).
Siamo assolutamente “vicini” alla Francia e a quanto sta subendo sotto i colpi di un islamismo chiaramente radicalizzato, ma bisogna anche guardare in faccia la realtà: l’Europeo di calcio appena concluso è stato più un obbligo che una festa di sport e dove c’erano la fan zone il numero dei poliziotti, talvolta, era pari a quello dei tifosi. La Francia, in questo momento, deve concentrarsi sulla lotta al terrorismo e abbandonare sogni di gloria nell’organizzazione/progettualità di grandi eventi sportivi.
Questo non vuol dire che non lo possa tornare a fare in un prossimo futuro, anzi ce lo auguriamo tutti, ma la candidatura di Parigi2024 per i Giochi olimpici estivi oggi è un vero e proprio azzardo. Questa candidatura non ha più senso sotto tutti i punti di vista.
Il Governo francese con estrema chiarezza ha dichiarato nelle ultime ore: “Siamo in Guerra con l’Is”. E’ assolutamente vero. Ecco perché la candidatura di Parigi non ha più senso. Il buon senso, invece, vorrebbe che i francesi, nelle prossime settimane, ritirassero il progetto della candidatura olimpica. Non regge, non sta più in piedi e soprattutto una grande festa dello sport, quale è l’Olimpiade, non può essere organizzata in un paese in guerra.
Non ci vuole un genio per comprenderlo. Purtroppo le azioni di contrasto che la Francia sta mettendo in campo per sconfiggere i “radicalizzati” jihadisti presenti nel Paese (gli ultimi due erano cittadini francesi di origini arabe) non si risolveranno da qui al 13 settembre 2017 (quando l’assemblea del CIO deciderà a Lima in Perù a chi assegnare i Giochi del 2024), né crediamo che, tra 8 anni (da qui al 2024), il Daesh (l’estensione del Califfato tra Libia, Iraq e Siria, ha raggiunto anche dimensioni pari, nel complesso, alla superficie del Regno Unito) sarà ancora in piedi (ci auguriamo fortemente ridimensionato, ma non è una guerra dai canoni tradizionali).
Ecco perché crediamo sia più onesto intellettualmente che i francesi si ritirino. La candidatura olimpica non val bene una messa. Ad oggi Parigi2024 è finita nel “cul de sac” del terrorismo jihadista, e pur con dolore, non è assolutamente nelle condizioni di poter competere con Roma2024, Los Angeles2024, Budapest2024.
Continuare a farli correre per la vittoria sarebbe una follia, oltre un gesto di grande ipocrisia e di scarso buon senso politico. Ma il nostro cuore è e rimarrà in Francia, perché solo con una Europa unita contro il terrorismo si può nel tempo sgretolare il Daesh.
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