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Perché la pandemia non scoraggia gli investitori delle squadre di calcio

(di Alessandro Presta) – Nonostante l’impatto devastante della pandemia sull’ecosistema calcio, gli investitori non sembrano essere scoraggiati e il mercato delle transazioni societarie rimane attivo. Uno studio condotto da KPMG rivela che per il 2020 sono state registrate 20 operazioni, queste rappresentano una frenata rispetto alle 45 del 2019, ma rimangono in linea con quelle verificate nel 2018 (poco più di 20). Con questa situazione, infatti, le società sportive europee, ed in particolar modo quelle calcistiche di divisioni inferiori, rappresentano per gli investitori delle risorse scarse da poter valorizzare.

Nel 2020 sono stati accertati 2 investimenti nelle divisioni inglesi (Wigan Athletic e Charlton Athletic). In Spagna va segnalata l’acquisizione del 35% delle quote del Girona FC (club di “Segunda División”). In Francia le transazioni sono state invece 5, la maggior parte delle quali riguarda quote di minoranza di società di leghe inferiori. In Italia è da evidenziare il passaggio di maggioranza dei club Parma Calcio e Venezia FC, oltre alla più recente acquisizione del 86,6% delle quote dell’AS Roma da parte del gruppo Friedkin. Come rivela il mercato delle transazioni, il Covid-19 ha creato circostanze speciali che hanno incoraggiato gli investitori in cerca di opportunità; un esempio è proprio la squadra della Roma, acquisita ad un prezzo inferiore rispetto a quello concordato prima della pandemia. Il grafico che segue, elaborato da KPMG, dimostra che ci sono stati diversi investimenti, soprattutto in società calcistiche non di primissimo livello.

Grafico tratto da una indagine/report KPMG

In particolare, secondo quanto rivela l’analisi di KPMG, le società d’investimento americane sono le più interessate a sfruttare il momento. Esse hanno infatti le risorse per agire rapidamente e trarre vantaggio da queste opportunità. Le occasioni non si limitano all’acquisto di un club ad un prezzo inferiore, anche i giocatori potrebbero essere tesserati ad una cifra vantaggiosa nelle prossime finestre di mercato. Inoltre, sebbene il sistema americano, con la mancanza di promozioni e retrocessioni, offra un terreno di investimento più solido e sicuro, gli acquirenti devono pagare un maggiore prezzo per una quota inferiore. Ciò spinge ad investire nel mercato europeo. Ad esempio, una quota del 10% del Los Angeles FC (squadra di MSL) è stata acquistata da più investitori minori per 70 milioni di dollari a marzo (valore complessivo 700 milioni); il Newcastle United FC, un club storico inglese con una vasta base di fan, è stato comprato per 300 milioni di sterline (396 milioni di dollari circa). In aggiunta, i recenti regolamenti del calcio europeo hanno portato maggiore stabilità economica (es. il Finacial Fair Play) e hanno allineato i campionati del Vecchio Continente a quelli del Nuovo (meno volatili e più “business oriented”).

Il calcio in Europa è diventato sempre più obiettivo di investimento grazie all’evoluzione degli ultimi 30 anni. Intorno agli anni 90, infatti, le squadre si sono trasformate in brand, aumentando il loro appeal. Tra il 2010 e il 2018 il mercato calcistico europeo è cresciuto del 65%, da 13 miliardi a 21 miliardi di euro. Non sorprende quindi che nell’ultimo trentennio siano state molte le transazioni con gruppi d’investimento americani, da sempre orientate al profitto. Queste, infatti, offrono un solido background finanziario unito ad una vasta esperienza nel settore sportivo e possiedono il “know-how” per ottenere il massimo interesse.

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Redazione

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