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Premio Fair Play Menarini 2015: il messaggio di Eric Abidal

Una carriera costellata di successi, su tutti il Triplete con il Barcellona (2008/2009), frenata solo in parte da un tumore al fegato sconfitto grazie ad un trapianto. Ma Eric Abidal non è stato solo una stella del Barcellona di Guardiola. La notizia della sua malattia lo ha fatto conoscere a tutto il mondo extrasportivo per il coraggio e la forza d’animo con cui la affrontò.

Eric Abidal, dopo aver dato l’addio al calcio giocato, ha creato assieme alla moglie Hayat Kebir una fondazione che ha come fine tra gli altri quello di fornire assistenza sanitaria per soggetti sfavoriti, soprattutto quelli malati di cancro, di proteggere i bambini e i giovani in situazioni a rischio per favorirne l’integrazione, anche attraverso lo sport.

Un impegno che non è passato certo inosservato agli occhi della Giuria del Premio Internazionale Fair Play – Menarini che consegnerà il prossimo 1° luglio a Castiglion Fiorentino il riconoscimento ad Eric Abidal, campione dentro e fuori il terreno di gioco.


“Entrare nel terreno di gioco e salutare, uno ad uno, tutti i membri della squadra rivale. E guardarsi negli occhi mentre si stringono le mani. Salutare gli arbitri e l’allenatore dell’altra squadra. Entrare nello stadio, essere consapevoli che molti bambini, ragazzi e adulti ti stanno guardando, lì e alla televisione, da ogni parte del mondo. Andare in campo e sapere che è un gioco, che bisogna divertirsi perché la partita è una festa dove 22 giocatori si rispettano e rispettano le regole del gioco. 
Esiste il programma ufficiale della FIFA a favore del Fair Play e tutti sappiamo che questo codice di condotta è essenziale per giocare a calcio all’interno del campo. Ma è più di un insieme di regole scritte; da quando inizi a giocare in un club, gli allenatori e quindi tutti i membri della squadra, spendono sempre alcune parole sul significato del gioco giusto. L’essere sportivo è fondamentale nel calcio ed è necessario applicarlo a tutti gli ambiti dello sport e in particolare alle attività infantili. I bambini hanno bisogno di crescere con forti valori e poiché il calcio è un gioco di squadra, questo li aiuta a capire l’importanza della disciplina, il rispetto, lo spirito di squadra e l’essere sportivo, sia nello sport che nella vita. Il gioco giusto non è altro che il rispetto verso l’altro; rispetto per la sua personalità sul campo e fuori da quello. Di conseguenza, quando rispetti i tuoi compagni di squadra e il tuo allenatore e lo staff, questo rispetto lo porti anche fuori dal campo: rispetti i tuoi amici, i tuoi vicini e tutti coloro che incontrerai nella tua vita. 
E questo è ciò che bambini e ragazzi dovrebbero imparare quando iniziano uno sport. Sembra che nel calcio tutto sia più grande e per questo anche le offese fuori e dentro il campo lo sono. E’ uno sport molto seguito e sentito; con persone che soffrono tanto quanto i giocatori, ma che, diversamente da questi ultimi, sono impotenti lì nella loro sedia o poltrona di casa. Ed è qui che spesso iniziano le aggressioni verbali. E anche questo fa parte del gioco giusto; perché non sono solo i giocatori a dover portare rispetto ed essere educati mentre giocano, infatti anche i fans dovrebbero fare lo stesso lì dalla loro posizione di spettatori. Solo così si ottiene l’ambiente adatto per un gioco bello e pulito. Per quanto riguarda la mia esperienza, credo che la cosa fondamentale sia giocare sulla base del rispetto, anche quando si gioca con il rivale più pericoloso e temuto. Perché quello che si deve fare è parlare attraverso il risultato e non con calci o insulti. Quindi sì, giochiamo per vincere, ma se perdiamo, dobbiamo accettare la sconfitta con dignità e dobbiamo congratularci con l’avversario perché un giorno potrebbe accadere il contrario. Ed è sempre meglio perdere con dignità che vincere con le cattive maniere. Inoltre, che ci piaccia oppure no, in uno sport dove una squadra gioca contro un’altra, questa ha gli stessi diritti, e doveri, dell’altra. Per questo, è importante essere parte di un gruppo rispettato e che rispetta. Questa dovrebbe essere la prima regola in campo. Poi saranno i goal e i risultati a parlare. Noi giocatori dobbiamo essere consapevoli che il calcio, più di ogni altro sport, è uno sport mondiale, ed è per questo che abbiamo la responsabilità di mostrare al mondo che le cose più importanti sono i valori e l’unione di squadra. Questo include il rispetto per l’avversario, per tutti i componenti della squadra e anche il rispetto da parte e nei confronti dei tifosi. In 90 minuti di gioco c’è anche tempo per distrazioni e spesso compaiono insulti o attacchi razzisti per ragioni di provenienza o religione. Per quanto mi riguarda, questo non ha niente a che fare con lo sport che mi ha dato tutto nella vita. In quei momenti ti senti impotente, ma i tifosi devono capire che gli insulti o qualsiasi altro tipo di attacco personale non servono a niente e anzi aiutano soltanto a dare un’immagine negativa dei fan e dello sport che loro stessi amano. La parte migliore del calcio, dalla quale dobbiamo trarre vantaggio, è che ha una forza immensa che raggiunge tutto il mondo. Dunque, possiamo usare il potere di questo sport per insegnare molte cose alle nuove generazioni di qualsiasi parte del mondo. I valori sono universali e il gioco corretto ha a che fare con la promozione della pace, dell’eguaglianza, di una migliore educazione e salute sportiva a tutti i livelli. In conclusione, tutti possiamo impegnarci affinché lo sport, come la vita, sia un terreno di gioco pieno di buone maniere e compresione.”



Il campione ex Barcellona Eric Abidal, protagonista del XIX Premio Internazionale Fair Play – Menarini assieme a Gabriel Omar Batistuta, Davide Cassani, Derek Redmond. Ha scritto un saluto in occasione della cerimonia di consegna del premio che avrà luogo mercoledì 1° luglio in Piazza del Municipio a Castiglion Fiorentino (Arezzo) al termine di una tre giorni che porterà organizzatori e premiati in visita a Firenze nei giorni di lunedì 29 e martedì 30 giugno.

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