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PRIMO REPORT FIFA SUL CALCIOMERCATO FEMMINILE

(di Andrea Ranaldo) – Il 2018 è un anno molto importante per il calcio femminile. Mentre in Italia il movimento ha vissuto l’agognato, e tormentato, passaggio dalla Lega Nazionale Dilettanti alla FIGC, con un’esposizione mediatica sempre più forte grazie alla presenza di squadre come Juventus, Milan e Roma, e alla copertura televisiva offerta da Sky, nel resto del mondo la FIFA ha adottato una storica decisione che potrebbe portare a una rapida ascesa del fenomeno.

Ad ottobre del 2017 la FIFA ha infatti annunciato che, a partire dal 1° gennaio scorso, anche il calcio femminile avrebbe adottato l’International Transfer Matching System (ITMS).

A distanza di undici mesi, è giunto il momento di tracciare un primo bilancio.

COS’È L’ITMS

L’ITMS è una piattaforma informatica adibita a tenere taccia di tutti i trasferimenti dei giocatori a livello internazionale. Il suo utilizzo, nel mondo maschile, è obbligatorio dal 2010, e la sua introduzione nel calcio femminile è ritenuta fondamentale per aumentare la trasparenza e la credibilità dei campionati, e in generale per nobilitare il sistema.

UN MERCATO ANCORA POVERO

Paragonare il calciomercato maschile con quello femminile è ancora prematuro. Se il primo, nel 2018, ha sfondato il muro dei 6 miliardi di euro di investimenti, il secondo è ancorato a cifre infinitamente più austere. Secondo i conti della FIFA, parliamo di 424 mila euro, con 577 trasferimenti che hanno coinvolto 539 giocatrici di 65 diverse nazionalità: di queste, solamente il 3,3% è stato conseguente al pagamento del cartellino.

Sebbene si parli sempre di un confronto impari, anche nel calciomercato maschile, a dispetto dell’opinione comune, i trasferimenti a pagamento sono in realtà la netta minoranza: parliamo del 15,4%, per un fenomeno che ha coinvolto, nello stesso arco di tempo, oltre 15 mila calciatori.

PROFESSIONISMO O DILETTANTISMO

È importante sottolineare come il Report della FIFA si limiti ad analizzare esclusivamente i Paesi in cui esiste il professionismoanche per le donne, come ad esempio negli USA, in Svezia e in Francia. L’Italia, per quanto la discesa in campo di società di primo piano possa ingannare, è ancora a tutti gli effetti lontanissima dal salto al professionismo, e dunque tutte le calciatrici approdate dall’estero nel nostro campionato non sono state prese in considerazione.

IL MERCATO FEMMINILE È ANCORA ACERBO

L’introduzione dell’ITMS non significa, automaticamente, crescita. Del resto, nel 2010, quando il sistema è diventato obbligatorio per gli uomini, il calcio era già estremamente sviluppato, tanto che nei primi mesi di informatizzazione hanno partecipato al mercato internazionale ben 2363 club provenienti da 158 federazioni differenti. Nel calcio femminile, invece, il campo si restringe: al momento si contano esclusivamente 198 club, per un totale di 65 federazioni sulle 211 affiliate alla FIFA.Tale statistica, tuttavia, non deve portare a facili conclusioni: secondo il report della stessa FIFA, chiamato “Global Club Football 2018 “, il numero di squadre maschili, rispetto a quelle femminili, è superiore di oltre il 50%.

IL NUOVO MONDO

La classifica che prende in esame la nazionalità delle calciatrici trasferitesi all’estero è dominata dagli Stati Uniti, con ben 108 atlete che sono approdate, soprattutto, nei campionati scandinavi, considerati fiore all’occhiello del movimento europeo. Nettamente staccate, al secondo posto, troviamo le 64 giocatricivenezuelane, mentre chiudono il podio le 40 campionesse brasiliane.

Una graduatoria che non stupisce: negli Stati Uniti il “soccer” è lo sport più praticato dalle donne, e i risultati si vedono anche sul campo, dove gli USA, con 3 Coppe del Mondo, sono il Paese più titolato in ambito internazionale.Le calciatrici statunitensi sono paragonabili ai campioni brasiliani nel mondo maschile, e proveranno a difendere il titolo nei Mondiali di Francia del 2019.

 

 

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