Prosegue la protesta dei tifosi della Lazio
La situazione è degenerata, ci poniamo delle domande. Chi va allo stadio da tanti anni e ha visto tante altre contestazioni in tutta Italia, ha visto che spesso sfociavano in disordini e situazioni poco piacevoli. Noi abbiamo dimostrato una maturità, scegliendo d’intraprendere una contestazione nei limiti della civiltà e del politicamente corretto. Nessuno ha messo il cappello di ultras, associazioni, era una protesta di popolo. Adesso ci troviamo ad avere divieti anche su una protesta civile, c’è un senso di sconforto. Se oggi al tifoso si vieta di manifestare un dissenso civile, bisogna porsi delle domande. Se dobbiamo diventare pubblico da teatro, questo non è il nostro stadio. Ognuno di noi, a livello personale, ha deciso di non entrare e invitiamo la gente ha decidere per se stessa. A chi dice che la Lazio non si può lasciare sola, dico che la Lazio sono i tifosi, è Piazza della Libertà, sono le trasferte. Per me, se i laziali non entrano allo stadio, allora la Lazio è fuori. Mi dispiace per gli undici giocatori in campo, che sono pagati per giocare a pallone.”E’ stata una scelta difficile – spiega Paolo della “Voce della Nord” -, noi del gruppo abbiamo deciso di non entrare. Invitiamo tutti a non entrare, senza obbligare nessuno, ognuno è liberissimo di entrare o meno. Invitiamo anche chi dovesse entrare in Curva ad andare via a fine primo tempo. E qui mettiamo il punto alla nostra stagione allo stadio, ci torneremo solamente il 12 maggio (in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni del primo Scudetto, ndr). Non possiamo accettare determinate cose, siamo stufi di essere presi in giro. Andando allo stadio rafforziamo solo il presidente e compagnia cantante. E’ una decisione dolorosa, ma non vediamo altre soluzioni”. “Ci troveremo di fuori, nel piazzale verranno esposti gli striscioni – conferma Francesco -.
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