Rassegna stampa – “J’accuse” di Claudio Barbaro (AN/PDL) sugli stadi tricolori
Proprio l’assenza di impianti tecnologicamente avanzati, come è emerso dai dibattiti interni all’azienda-calcio, è il principale fattore che ha penalizzatola candidatura dell’Italia all’organizzazione dell’Europeo del 2016, assegnato alla Francia. Sporteconomy ha pubblicato questo intervento dell’on. Barbaro apparso di recente sul IlCorrieredelloSport. (nella foto una immagine del nuovo Delle Alpi, inaugurato il prossimo luglio 2011).
Claudio Barbaro, 54 anni, laureato in Giurisprudenza, onorevole del Pdl e presidente dell’Asi (Alleanza Sportiva ltaliana), è il relatore alla Camera della proposta di legge sugli impianti sportivi. "I lavori della Commissione proseguono nei tempi consueti e soprattutto nelle modalità corrette. In questi giorni la Camera è chiamata a discutere provvedimenti urgenti che interessano l’intero Paese, è semplicemente per questo che si è giunti a un rinvio. Inoltre, la frenesia che circonda questo provvedimento è la dimostrazione di come si siano create aspettative ingiustificate. Questa non può e non potrà essere una legge che curerà i mali di un calcio che ha superato i due miliardi d’indebitamento".
La mancanza di stadi all’avanguardia, in grado di favorire attività commerciali e una diversificazione dei ricavi, sta frenando di riflesso la crescita finanziaria dei club italiani, rispetto a quella delle società straniere più quotate. Il divario è impressionante: il Manchester United guadagna 138 milioni l’anno dall’Old Trafford, mentre il giro di affari del Milan – a San Siro – fatica a raggiungere i 25.
Stadi fatiscenti e inadeguati. Un vuoto che ha condizionato l’Italia nella corsa all’Europeo 2016, come riconosce Barbaro.
"Ha penalizzato sicuramente tanto, perché ha messo nuovamente a nudo un nostro grande difetto: l’incapacità di stabilire una programmazione in ambito sportivo, ma non solo, che ci consenta di porci in condizioni quantomeno paritetiche con altri Paesi europei che, al contrario, ne fanno una regola. Da questo punto di vista, e lo dico da parlamentare di maggioranza, era lecito aspettarsi di più anche dallo stesso governo, che in ambito sportivo non sta dimostrando la stessa efficacia, ad esempio, che i governi di centro-destra ebbero in passato. Gli esempi di questo senso non mancano. Basti pensare alla attuale incertezza del finanziamento Coni, indispensabile per garantire la sopravvivenza dello sport italiano, al fallimento della Commissione per l’impiantistica romana e, su tutto, alle polemiche e alle divisioni sulla candidatura italiana ai Giochi Olimpici del 2020, frutto di questa flebile incisività cui fortunatamente si è contrapposta la sapiente regia del Coni. Quanto alla legge in questione, in molti avvertono una mancanza di attenzione da parte dell’esecutivo, che invece favorirebbe molto la sua rapida approvazione".
La legge sugli stadi genera preoccupazioni legate ai tempi di definizione, ma anche questioni urbanistiche e ambientali.
"La Commissione proseguirà il suo esame per concludere al più presto il suo lavoro, riservando ovviamente molta attenzione anche agli aspetti di natura ambientale – spiega Barbaro – Molte delle perplessità suscitate da questo provvedimento, del resto, nascono anche dall’idea errata che in certe occasioni è stata comunicata ai cittadini ed alle stesse forze politiche. Come nel caso dei progetti per i nuovi stadi della Capitale, presentati con annunci roboanti e impegni politici di cui rimane soltanto l’eco delle polemiche sulla natura dei progetti e sull’impianto ambientale che avrebbero generato. In questo modo si è data l’impressione che questa legge sia soltanto lo strumento per consentire alle squadre di calcio di aprire centri commerciali, dimenticando che non è dedicata soltanto al calcio".
Le nostre società aspettano il via libera per gli stadi di proprietà: lo ritengono un tassello fondamentale per la modernizzazione del calcio e la crescita dei ricavi. Barbaro guarda alla svolta con prudenza.
"I club hanno delle aspettative legittime, anche perché sarebbe difficile per loro sperare di competere in ambito europeo e sono certo che questa legge potrà essere un utile strumento per mantenere le loro ambizioni. Sarei cauto, però, nel considerarla una svolta epocale, ricordando soprattutto quanto avvenuto in passato con altre iniziative circondate da altrettante speranze, come la liberalizzazione dei diritti televisivi o l’inserimento del fine di lucro. Lo stadio di proprietà è un passo essenziale, ma rappresenta soltanto una parte del lavoro che le società devono compiere, anche perché nonostante tutto saranno ben poche quelle che potranno considerare l’opportunità di realizzarne uno. Per altro in Italia l’unico caso di stadio di proprietà, il Giglio di Reggio Emilia, non ha prodotto certo risultati entusiasmanti".
"Aumentare i ricavi? I club devono pensare a costruire anche impianti fruibili dai cittadini"
ROMA – Evitare gli sprechi del passato: ecco un’altra priorità. Per il Mondiale del 1990,l’Italia spese 1.2S0 miliardi di lire, ma ora sono soltanto tre gli stadi a norma: Torino, Milano e Roma.
"Serviranno programmazione e senso di responsabilità – dichiara Claudio Barbaro – per non sperperare denaro".
Impianti moderni e funzionali, però la loro redditività dovrà convivere con la necessità che le strutture siano fruibili dai cittadini: "Ritengo sia un passo fondamentale, soprattutto se proviamo a ricordare che è anche di sport che stiamo parlando e quindi della possibilità per i cittadini di fruire di queste
strutture per fare pratica sportiva anche senza dover acquistare necessariamente qualcosa. Questa disponibilità, che sarebbe bene considerare esigenza, consentirebbe al sistema calcio e alle società di riacquistare credito nei confronti della popolazione, che da un lato paga in termini economici l’impiego delle forze dell’ordine per contrastare il fenomeno del tifo violento e dall’altro, per l’esigenza di isolare questa piaga, vede limitarsi la possibilità di accedere liberamente negli stadi in occasione delle manifestazioni sportive, con l’entrata in vigore della cosiddetta "tessera del tifoso", strumento che lo
Stato ha dovuto adottare proprio per l’incapacità del calcio di governarsi come invece dovrebbe, ma che solleva enormi dubbi sia per la palese limitazione della libertà individuale, che per il forte interesse economico che, a pensar male, potrebbe celarsi dietro a questo provvedimento. Ecco, io credo che il
sistema calcio abbia ricevuto molto più di quello che ha dato e sarebbe un bel gesto da parte delle società aprirsi alla gente".
L’obiettivo è arrivare anche a una legge che tuteli i dilettanti e possa incentivare lo sport di base. "Il settore del pallone – ricorda Barbaro – dopo il declino del Totocalcio ha perso il suo contatto con la socialità. Oggi, guardando anche a quei Paesi europei che destinano una quota dei diritti televisivi
allo sport di base, abbiamo forse l’opportunità di recuperare questo rapporto, ricreando i presupposti per guardare alla sopravvivenza dello spettacolo calcistico, senza dimenticare che il calcio rimane comunque uno sport e che anche a causa del costante indebolimento della cultura sportiva in
quest’ambiente, sono emerse le brutte pagine che tutti conosciamo".
fonte: IlCorrieredelloSport
Ancora un rinvio: slitta l’entrata in vigore della legge per la costruzione di nuovi stadi di proprietà. Il testo era stato approvato l’8 ottobre all’unanimità in Senato, ma adesso è fermo all’esame della Commissione Cultura della Camera, che giovedì scorso ha deciso di spostare alla prossima settimana le audizioni dei rappresentanti del Coni, della Figc, della Lega professionisti e dilettanti.
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