Federazioni Italiane

Rassegna Stampa – Polemica AIC-LEGA PRO

Da qui al 16 luglio il Vicenza Calcio avrà un’unica priorità: evitare il fallimento e riuscire a perfezionare l’iscrizione al prossimo campionato di Lega Pro. Un passaggio vitale nei 111 anni di calcio all’ombra dei Berici, che giustamente catalizza l’attenzione di tutto l’ambiente biancorosso. Nel frattempo, però, va registrato che proprio sulla prossima stagione di Lega Pro si profila un braccio di ferro tra Lega e giocatori che potrebbe addirittura mettere a rischio il regolare avvio dei tornei 2013-14. Rischio stop. L’ipotesi del blocco dei campionati di Lega Pro è confermata dal direttore generale dell’Associazione Italiana Calciatori, il vicentino Gianni Grazioli: «Il rischio c’è, ed è molto serio – sottolinea – il presidente di Lega, Mario Macalli, ha disatteso gli accordi relativi alla riforma dei campionati, in base ai quali non avvrebbero più dovuto esserci obblighi o incentivi economici legati all’utilizzo di giovani calciatori. Nei prossimi giorni, come Aic, incontreremo i rappresentanti delle 69 squadre di Prima e Seconda Divisione per definire una linea condivisa, ma al momento l’orientamento prevalente dei giocatori è proprio quello di bloccare i campionati se la questione non verrà risolta. Abbiamo comunque già chiesto al presidente Abete di discuterne nel Consiglio Federale in programma martedì a Roma». Le norme sugli “under”. Il nodo del contendere è rappresentato dalle norme sull’utilizzo dei giovani giocatori. Lo scorso campionato era stato introdotto l’obbligo per tutte le squadre di Prima Divisione di avere sempre in campo durante le partite almeno due giocatori (tre in Seconda Divisione) nati dopo il primo gennaio 1992; in caso contrario, le società non avrebbero beneficiato dei contributi economici messi a disposizione dalla Lega, che prevedevano anche maggiori incentivi, erogati proporzionalmente alle squadre che avessero schierato giocatori più giovani e per un minutaggio più elevato. «In questo modo – spiega Grazioli – lo scorso anno tutte le formazioni hanno fatto incetta di ragazzini, spesso a prescindere dalle loro effettive qualità di calciatori, penalizzando invece giocatori più maturi ma adeguati per capacità al calcio professionistico. Il risultato non è la valorizzazione dei talenti, ma la crescita di una generazione di ragazzi che per un paio di campionati vengono fatti giocare in Lega Pro a prescindere, solo per un tornaconto economico delle società e poi di colpo si ritrovano costretti a cercarsi un altro lavoro, perché per loro non c’è più posto» Cosa cambia. Proprio per questo l’Aic, nel momento di discutere la riforma dei campionati di Lega Pro in vista della creazione della serie C unica dal 2014-15, aveva lottato per ottenere dalla Lega l’abolizione degli incentivi legati all’età. «Formalmente l’accordo siglato riguardava la distribuzione delle somme derivanti dalla convenzione tra Federazione e Lega Pro – spiega Grazioli – Macalli ha aggirato i patti proponendo una norma legata invece alla ripartizione del 50 per cento dei contributi televisivi mutuati dalla serie A, previsti dalla legge Melandri. Al posto dell’inserimento obbligatorio di due o tre giocatori giovani sempre in campo come lo scorso anno – spiega ancora Grazioli – il progetto prevede di imporre un’età media all’intera formazione in distinta (titolari e riserve) che deve essere sotto i 25 anni per la Prima Divisione e sotto i 24 per la Seconda. Come si può intuire, una prescrizione ancora più penalizzante per la qualità delle squadre, che rischia di escludere moltissimi giocatori professionisti ancora nel pieno della carriera in favore di giovani troppo spesso inadeguati. Una soluzione aberrante e inaccettabile». Regolarità a rischio. Il direttore generale del sindacato calciatori sottolinea come una normativa del genere metta a rischio anche la regolarità stessa del campionato, soprattutto in questa stagione che non prevede retrocessioni per la Prima Divisione. «Le squadre meno attrezzate – osserva – pur di racimolare la maggior fetta di contributi, potrebbero imbottirsi di under senza badare ai risultati. È questo il modo di valorizzare il campionato in vista della futura serie unica? Impoverendo lo spettacolo, allontanando ancora di più pubblico e sponsor da un torneo di fatto sempre più declassato al dilettantismo? Noi al contrario avevamo chiesto che fossero introdotti forti incentivi economici legati alla posizione in classifica e al risultato sportivo, ma al momento su questo punto ci sono solo indicazioni molto vaghe: vogliamo una Lega Pro che sia competitiva e professionistica, e dovrebbe essere l’interesse di tutti. Speriamo che anche la Lega se ne renda conto, altrimenti saranno i calciatori a prendere una posizione forte per far valere le loro ragioni». Insomma, bisognerà attendere adesso l’esito del Consiglio Federale di martedì, ma le premesse per un’altra estate calda sull’asse Aic-Leghe ci sono tutte, nel solco di altre contrapposizioni negli anni passati. Fondo di solidarietà. Rimane infine da perfezionare la creazione del fondo di solidarietà, al quale hanno già aderito le associazioni di calciatori, allenatori e preparatori, Lega di Serie B e Lega Pro, definendo una quota dello 0,50 per cento su ogni contratto, oltre ai giocatori della Nazionale (con un contributo del 4 per cento): «Contiamo sul supporto anche di Federazione e Lega di serie A – spiega Grazioli – per rendere pienamente operativo questo importante strumento di sussidiarietà. Sono molti i tesserati, prevalentemente di Lega Pro, che complessivamente avanzano ancora 20 milioni di euro dai contratti non rispettati dalle società che a partire dal 2008 non sono riuscite ad iscriversi ai campionati».Un interessante articolo di politica sportiva sui rapporti non proprio “brillanti” tra Associazione italiana calciatori e LegaPro. (fonte: IlGiornalediVicenza)

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Marcel Vulpis

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