Rassegna stampa – Quando sponsor e club sono un legame indissolubile
Corriere della Sera 27/12/2009 Fabio Monti ed. NAZIONALE p. 15
Liverpool e Inter, quando il pallone è fedele
La società nerazzurra è legata alla Pirelli dal 1995
Sponsor e pallone. L’ultima novità è legata al Flamengo, che ha trovato sotto l’albero 28 milioni di reais (10 milioni di euro), quelli che garantirà per tutto il 2010 la Hypermarcas, pronta a sistemare il proprio nome sulle maglie (maniche comprese). La cifra consentirà di tenere Adriano almeno per altri sei mesi e di acquistare un altro attaccante per vincere la Coppa Libertadores.
Il caso più curioso è però quello del Barcellona: dal 2006 il club, che nel 2009 ha vinto tutto, devolve ogni anno lo 0,7% del ricavato annuale della società all’Unicef e ne ha collocato il logo al centro delle proprie maglie, contravvenendo alla storica regola della società secondo cui ogni tipo di pubblicità sulle divise era proibita.
Anche l’Italia ha una sua anomalia dal sapore molto britannico, nel senso di fedeltà al marchio: se il Liverpool è sponsorizzato dal ’92 dalla Carlsberg (contratto in scadenza a giugno), se la compagnia aerea Fly Emirates ha garantito l’appoggio all’Arsenal fino al 2014 (dal 2006), il matrimonio fra Inter e Pirelli dura dal 1° luglio ’95 e non ha una data di scadenza. L’accordo di partenza è nato («in due minuti, quasi senza parlarne») dal rapporto di amicizia fra Massimo Moratti e l’allora amministratore delegato (oggi presidente) della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, interista, come da lui raccontato nel ’98, «da sempre; mi ricordo che come regalo di compleanno per i miei 10 anni, mi portarono allo stadio. Inter-Spal finì 8-0 e Angelillo segnò cinque gol. Non ho mai cambiato idea sulla squadra per la quale fare il tifo». All’inizio il contratto aveva durata triennale e sembrava soprattutto il tentativo morattiano di ancorare il club, in fase di rilancio in termini non soltanto sportivi, a una grande industria milanese.
Per Pirelli questo tipo di sponsorizzazione calcistica ha rappresentato una novità e non tanto perché Piero Pirelli, figlio di Giovan Battista, il fondatore dell’impresa, era stato presidente del Milan (dal 1908 al 1929) e aveva fatto costruire lo stadio di San Siro, quanto perché, chiusa l’esperienza milanista, il gruppo si era impegnato in altre realtà: nell’atletica (da Adolfo Consolini, campione olimpico di lancio del disco nel ’48 a Carl Lewis, l’erede di Jesse Owens, alla velocista francese Marie José Perec); nel ciclismo (Coppi); negli sport motoristici (Nuvolari, i rally) e nella Formula Uno (la Ferrari). La storia fra Inter e Pirelli va avanti da quindici stagioni, senza frenate o ripensamenti. L’arrivo di Ronaldo è servito a rilanciare l’immagine della società e a consolidare il binomio, con un salto di qualità anche a livello industriale, perché Pirelli ha trovato grande visibilità, ottenendo un consistente ritorno di immagine, che non è mai venuto meno, nemmeno nei momenti in cui la squadra non riusciva a vincere. Vista dalla parte dello sponsor, dell’Inter piacciono l’accentuata internazionalità dei suoi giocatori e l’impegno nerazzurro in iniziative di carattere sociale, a cominciare dagli Inter campus, il progetto per i bambini diffuso in venti Paesi del mondo e sostenuto in maniera consistente dall’azienda.
Sulla base dell’esperienza interista, è cresciuto l’impegno dell’azienda nel calcio: dopo aver sponsorizzato il Palmeiras (Brasile) e il Velez Sarsfield (Argentina), ora è partner del Basilea. Il viaggio dell’Inter a Pechino per giocare la Supercoppa (8 agosto) è servito anche a siglare l’accordo, che ha trasformato la Pirelli nello sponsor del campionato di prima divisione cinese (la Super League). D’altronde i rapporti con Pechino sono sempre stati molto stretti, tant’è che in più occasioni i nerazzurri hanno giocato con la scritta in cinese sulle maglie. Tutto questo per dire come si tratti di una sponsorizzazione attiva, aperta a continue novità e sempre pronta a cogliere l’opportunità di una situazione, da quando furono inventati i cappellini, dopo il no del Comune di Milano a scrivere il nome dello sponsor sui seggiolini di San Siro a quando, nella primavera ’98, Ronaldo venne raffigurato nella stessa posa della statua del Cristo Redentore sul monte Corcovado che domina Rio.
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