Riammodernare San Siro puntando ad una co-gestione è una minestra riscaldata
Ancora una volta si torna a parlare del restyling del Meazza, per potenziare le entrate commerciali di Inter FC e AC Milan. E’ un “mantra” che sentiamo da almeno venti anni (per essere buoni). Il film è sempre lo stesso: “nei prossimi mesi partiranno i lavori per il riammodernamento di San Siro”. L’obiettivo sarebbe far schizzare in alto le entrate commerciali.
Quello che non si capisce, però, come due club importanti del calibro di Milan ed Inter, non siano mai riusciti a sviluppare strategie sinergiche. Oltre a ciò il Meazza è la “Scala” del calcio, ma è anche vero che parliamo di una struttura inaugurata nel settembre del 1926. Sì avete letto bene: oltre 91 anni fa.
Non sarebbe più logico arrivare a prevedere la costruzione di due nuovi stadi moderni, lasciando San Siro al Comune di Milano per eventi speciali (a partire da format in ambito musicale)? Perché nessuno dei due presidenti non lo comprende e dimostra di essere un po’ “coraggioso”? Qual è il senso di riammodernare una struttura con una anzianità di 90 anni, quando sarebbe più logico individuare due zone dove costruire? Una volta approvato il progetto si arriverebbe a procedere velocemente (entro 3 anni massimo) nella costruzione delle due opere, Avremmo così finalmente due strutture di ultima generazione. Piuttosto che rimanere a San Siro, con una co-gestione coatta che alla fine non piace a nessuno e che, soprattutto, non consente né al Milan, né all’Inter di sfruttare al 100% la struttura.
Discorso sindaco: Giuseppe Sala è un manager (anche bravo), ma, chiaramente, è un politico. Per questa ragione sta tenendo una posizione “conservativa”, certamente non da amministratore moderno. Oggi Milan ed Inter pagano un conto “salato” al comune, sono dei clienti di lusso. Tra 4 anni Sala passerà e magari lo troveremo ministro a Roma. A Milano, invece, ancora una volta, rimarrà il dispiacere di aver perso altri 5 anni di “Progettualità”. In questo Paese, e Milano non fa eccezione, mancano politici ed imprenditori, coraggiosi, oltre che “visionari” (se parliamo di scenario futuro). Non vedere nascere due stadi moderni proprio nell’ex host city dell’Expo’ (2015) è un autogol incredibile.
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