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Ricerche – I dati sugli sport invernali (1)

La filiera della montagna è al primo posto del turismo italiano, contribuendo con quasi il 17% del gettito fiscale complessivo, ma tutto questo non ha un ritorno economico per la FISI che continua a non essere considerata alla stregua degli altri sport di massa. La FISI contribuisce al 60% delle attività olimpiche, ha un palmarès di quasi cento medaglie olimpiche eppure continua ad esserci poca attenzione per la montagna. Centoventimila soci FISI, 1.200 sci club, quasi seimilioni di turisti frequentano ogni anno le località montane italiane durante la stagione invernale. Tra questi due milioni sono gli sciatori e 450mila gli snowboarder. Il fatturato diretto nella stagione invernale è di quasi 4 miliardi di euro, mentre il giro d’affari complessivo supera, come già evidenziato, i 10 miliardi. Sono questi i dati elencati dal presidente Morzenti, durante il convegno “Sci e montagna: il paradosso italiano”, organizzato a Tarvisio dal GIS (lo sci-club dei Giornalisti Italiani Sciatori che celebra il cinquantenario di attività) unitamente ai Campionati italiani di sci dei giornalisti.
Oltre ad una generale necessità di un’azione di sostegno, politica e nazionale insieme che ridia ‘ossigeno’ agli sport invernali, uno dei motori del turismo italiano oltre che uno degli sport principe del movimento sportivo italiano, il presidente della FISI auspica il ritorno di sponsor statali per la nazionale azzurra come avviene negli altri Paesi europei, con squadre sostenute da aziende pubbliche e considerate un’immagine della nazione. In particolare presenta la questione dei contributi relativi alle manifestazioni agonistiche: in Francia, Svizzera ed Austria i contributi dei comitati promotori arrivano infatti direttamente alle federazioni nazionali che poi pensano a redistribuire i finanziamenti. In Italia la procedura è diversa, con il comitato promotore che gestisce direttamente gli introiti e versa appena il 14% alla Federazione.
   Resta, inoltre, aperta la questione della scarsa copertura degli sport invernali da parte della Rai: lo sci di Coppa del mondo 2003/2004 era tornato sulla Rai grazie alla firma dell’accordo tra la televisione nazionale e Media Partners, titolare dei diritti sullo sci e gli sport invernali. La firma dell’intesa riguardava le gare della stagione in corso oltre ad un’opzione fino a tutto il 2006. Il contratto includeva tutte le specialità di cui Media Partners possiede i diritti, quindi lo sci alpino, il fondo, lo snowboard, il freestyle e la combinata nordica.
   Intanto il presidente Morzenti, entra nel consiglio FIS al termine della votazione effettuata durante il congresso della Federazione internazionale a Città del Capo. Prende il posto di Gaetano Coppi quale rappresentante dell’Italia nell’organo di governo dello sci internazionale.
Nel medesimo Congresso FIS, svoltosi dal 26 al 30 maggio, è affidata all’Italia l’organizzazione dei Mondiali di sci nordico del 2013, che troveranno nuovamente sede, dopo le passate e positive esperienze del 1991 e del 2003, in Val di Fiemme che, peraltro, si era già candidata per l’edizione 2011, poi assegnata ad Oslo, come da previsione. Saranno preceduti dalla rassegna iridata di slittino a Cesana nel 2011.
   Per quanto riguarda l’organizzazione e la promozione delle gare di Coppa del mondo di sci alpino, FISI e Best, il comitato organizzatore delle gare di Coppa del mondo di Bormio e dell’Alta Valtellina, stipuleranno un accordo – ratificato dal consiglio federale – in base al quale la Federazione non parteciperà di eventuali perdite di gestione, ma solo ad una quota degli utili, dopo aver incassato i diritti televisivi.
   Il 27 giugno il consiglio federale approverà all’unanimità il bilancio d’esercizio per l’anno 2007: chiude l’esercizio 2007 con una perdita di 2 milioni di euro, meno dunque dei 2,4 milioni previsti nel “business plan” presentato e approvato dal CONI per l’esercizio in questione, e ciò nonostante gli importanti accantonamenti effettuati per fare fronte ad impegni pregressi. La Federazione avvia così il percorso di risanamento finanziario che -si prevede- richiederà almeno due anni per poter essere completato.
   Se i necessari investimenti in questa filiera scarseggiano e gli sponsor latitano, il Gruppo Parlamentare “Amici della Montagna” -gruppo bipartisan che riunisce 150 senatori e deputati, che fin dalla sua costituzione nel 1992 si è fatto promotore di numerose iniziative culturali e legislative a favore dello sviluppo delle regioni montane-  intraprende un’azione propositiva verso il Governo affinché possa ‘utilizzare’ proprio la FISI quale veicolo per promuovere le qualità della montagna, dal lato sportivo e turistico, con le interessenze che esistono proprio tra gli sport invernali ed il territorio.
   Sul modello di quello parlamentare, anche nel consiglio regionale del Piemonte nasce il gruppo “Amici per la montagna” a sostegno di politiche per la promozione del territorio e della popolazione montana al quale hanno aderito consiglieri di nove gruppi consiliari (PD, Lega Nord, AN, Italia dei Valori, Moderati, SDI, SD, Sinistra per l’Unione e Verdi) nonché alcuni assessori regionali.
   Alcuni parlamentari europei dal canto loro avevano creato nel 2001 il gruppo “Amici della montagna” presieduto dall’on. Luciano Emilio Caveri, capo della commissione per la politica regionale, i trasporti e il turismo del Parlamento europeo. Un gruppo di lavoro sul futuro delle zone di montagna presieduto da Enrico Kirschen era stato istituito nel quadro del Comitato economico e sociale. Del resto le zone di montagna ricoprono un terzo circa del territorio dell’Ue.
   Nella stessa direzione muovono le diverse iniziative, dalla “Giornata internazionale della montagna” [1], istituita nel 2003 dalle Nazioni Unite su proposta del ministro per gli Affari Regionali con delega alla Montagna Enrico La Loggia, agli Stati Generali della Montagna organizzati dall’Unione dei Comuni e delle Comunità montane (UNCEM). Così l’Osservatorio per la montagna, il tavolo interministeriale, previsto dalla legge 31 gennaio 1994 n. 97 «Nuove disposizioni per le zone montane», istituito presso il ministero per gli Affari Regionali al fine di promuovere la conoscenza dei territori montani e di procedere all’elaborazione e alla diffusione di progetti finalizzati per lo sviluppo sostenibile delle aree di montagna, nello spirito di “salvaguardare e valorizzare le zone montane che rivestono carattere di preminente interesse nazionale” (art. 2) per cui era stato anche istituito, presso il ministero del Bilancio e della programmazione economica, il Fondo nazionale per la montagna, le cui risorse erogate hanno carattere aggiuntivo rispetto ad ogni altro trasferimento ordinario o speciale dello Stato a favore degli Enti locali, e sono ripartite fra Regioni e Province autonome.
   FISI e CAI riescono ogni anno ad avvicinare alla montagna tra i 4 e i 6 milioni di italiani, circa il 10% della popolazione nazionale. Sempre rimarcato il ruolo centrale della FISI e delle altre associazioni nel perseguimento di uno sviluppo sostenibile della montagna italiana, la Federazione riceverà l’encomio del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, per l’impegno a favore dei giovani delle montagne italiane, per il lavoro di diffusione dello sci e degli sport invernali e per aver creato una catena di Ski College. Molti i riconoscimenti ricevuti anche dal CAI.
 
fonte: FISIRiprendiamo un recente intervento del presidente della FISI, Giovanni Morzenti, sul tema degli sport invernali e della filiera della montagna.

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Marcel Vulpis

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