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Rischio default per la National Basketball Association (NBA)
(di Raffaele Dell’Aversana) – La National Basketball Association (NBA) rischia, a seguito della pandemia Covid-19, di soffrire un danno economico rilevante per la stagione sportiva 2019-2020, sospesa il 12 marzo 2020 a seguito della positività del giocatore degli Utah Jazz Rudy Gobert.
L’NBA è costituito da 30 franchigie. Quelle il cui valore aziendale valgono di più sono New York Knicks con 4,6 miliardi di dollari, Los Angeles Lakers con 4,4 miliardi di dollari, Golden State Warriors con 4,3 miliardi di dollari, Chicago Bulls con 3,2 miliardi di dollari, Boston Celtics con 3,1 miliardi di dollari.
Tutte le franchigie NBA hanno generato, per la stagione 2018-2019, circa 2,5 miliardi di dollari per la regular season (considerando ricavi da biglietti, suite, parcheggi, merchandising, cancellare un quinto della stagione porterebbe a una perdita di circa 500 milioni di dollari) e circa 700 milioni di dollari per i playoff . Considerando ricavi da biglietti, suite, parcheggi, merchandising, cancellare i playoff porterebbe a una perdita di circa 700 milioni di dollari.
Il contratto collettivo, stipulato tra le società e i cestisti, prevede che a questi ultimi vada una percentuale tra il 49% e il 51% delle entrate totali (perdita stimata di circa 600 milioni di dollari); inoltre, prevede che gli stipendi mensili dei giocatori siano decurtati (a prescindere del 10%) per essere accantonati come fondo di garanzia, da restituire agli atleti nel caso in cui, nelle casse della National Basketball Association, entrino più soldi del previsto (considerando gli introiti sovrastimati si può accertare una perdita di circa 400 milioni di dollari).
Per il cestista Golden State Warriors, Stephen Curry “ questa situazione non si può paragonare a niente, bisogna solo rimboccarsi le maniche e prendersi cura di se stessi e dei propri cari. La pallacanestro prima o poi tornerà, ma ora come ora pensate a proteggervi e a rimanere al sicuro”.
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