SERIE A: COMMISSIONI AGLI AGENTI IN FORTE CRESCITA
(di Andrea Ranaldo) – La FIGC ha appena pubblicato i compensi dei Procuratori Sportivi per l’anno solare del 2018, che comprende, quindi, la sessione di mercato invernale della stagione 2017/2018 e quella estiva del campionato attualmente in corso.
LA CLASSIFICA ITALIANA
La Juventus ha appena conquistato il suo ottavo scudetto consecutivo, ma è costretta a lasciare il gradino più alto del podio di questa speciale classifica ai rivali dell’Inter, che hanno investito quasi 25 milioni di euro in commissioni, contro i 24 milioni e 300 mila euro dei bianconeri. Al terzo posto troviamo la Roma, con 23 milioni di euro, seguita, a debita distanza, da Milan (16 milioni) e Napoli (14 milioni).
Tra le “grandi”, soltanto la Lazio di Lotito, famoso per il suo pugno di ferro in sede di mercato, ha dimostrato di poter fare a meno degli intermediari, per i quali ha speso “solamente” 4 milioni di euro, mentre la società che in assoluto ha investito di meno è il Frosinone, fermatosi a poco più di 1 milione.
In generale, in Serie A ci sono stati movimenti per 171 milioni di euro, con una media di circa 8,5 milioni per squadra, anche se quest’ultima statistica è fortemente influenzata dalle big 5, che da sole hanno speso 103 milioni. La cifra è comunque in netto aumento rispetto al 2017, quando erano stati investiti 138 milioni di euro: l’incremento è del 24%.
FENOMENO GLOBALE
Il fenomeno, però, non riguarda soltanto l’Italia, ma è mondiale: un report della FIFA rivela come negli ultimi 5 anni si siano spesi quasi 2 miliardi di dollari per le commissioni agli agenti, e questo per quanto riguarda esclusivamente i trasferimenti internazionali, monitorati attraverso il TMS (Transfer Matching System).
A preoccupare è la continua escalation dei costi, passati dai 241 milioni di dollari del 2014 ai 518 milioni del 2018, e la loro totale ininfluenza nella crescita del settore, visto che i 2 miliardi di dollari sono finiti fuori dal sistema calcio, e direttamente nelle tasche dei procuratori.
Secondo la FIFA, ben il 20% delle operazioni internazionali dell’ultimo quinquennio sono state portate a termine grazie alla presenza di almeno un intermediario.
IL RISULTATO DELLA “DEREGULATION”
La situazione odierna è naturale conseguenza di una scellerata riforma dell’ex presidente della FIFA, Sepp Blatter, nota come “Deregulation”, che nel 2015 ha eliminato l’esame di abilitazione e l’albo professionale da Agente FIFA, permettendo a chiunque di improvvisarsi procuratore o intermediario.
L’esito, come era prevedibile, è stato rovinoso: oggi è possibile rappresentare più di una parte in causa, vale a dire il giocatore, la società acquirente e il club venditore, senza avere alcun tipo di qualifica e senza rischiare di incappare in sanzioni. Di fatto, oggi gli agenti guadagnano di più lavorando come intermediari nel calciomercato piuttosto che assistendo il proprio atleta nella sottoscrizione o nel rinnovo di un contratto. Un problema a cui la FIFA vorrebbe presto ovviare.
LA FIFA CORRE AI RIPARI, IL CONI ANTICIPA I TEMPI
Da diversi mesi, infatti, il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha “dichiarato guerra” ai procuratori, attirando le antipatie di professionisti molto noti come Mino Raiola: la riforma, che dovrebbe entrare in vigore nel 2020, prevede il ritorno dell’albo professionale, la presenza di un rigoroso tetto ai compensi (che dovrebbe aggirarsi intorno al 3% dello stipendio lordo del giocatore o del prezzo di trasferimento), e il divieto assoluto di doppia rappresentanza.
In questa battaglia, l’Italia ha in parte anticipato i tempi: con una riforma di alcuni mesi fa, il CONI ha reintrodotto l’esame di abilitazione alla professione di Agente Sportivo, da integrare con un secondo appello peculiare e inerente allo sport professionistico in cui si intende operare.
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