Sindaco Bianco non difendiamo l’indifendibile…
(di Marcel Vulpis) – Caro Sindaco Bianco, ho letto con attenzione la Lettera da Lei inviata alla Gazzetta dello Sport sul caso Catania-Pulvirenti. Capisco la sua passione per la città di Catania nel ruolo di primo cittadino, mentre non capisco cosa c’entri il tema dell’umiliazione in caso di pene ancor più gravi della retrocessione in Lega Pro e relativi 5 punti di penalizzazione, riferite al futuro sportivo del club siciliano.
Mi scusi Sindaco, ma non comprende che edulcorando queste pene è l’immagine stessa della città di Catania, prima ancora di quella del club di calcio, che risulterebbe “sputtanata”. Non ce ne voglia, ma in questo Paese, però, bisogna iniziare a punire i furbi. E Antonino Pulvirenti nella parte finale della scorsa stagione, altrimenti non avrebbe architettato una strategia in netta antitesi ai temi dell’etica. Se non avesse fatto il “furbo”, il Catania sarebbe stato comunque retrocesso in Lega Pro (per chiari demeriti sportivi).
L’unica differenza su cui discutere è la penalizzazione di 5 punti, secondo noi troppo insignificante per punire una società, che, a partire dai suoi vertici, ha ideato una operazione di truffa sportiva ai danni dei tifosi e di chi ama il calcio. Se le richieste di Palazzi, almeno per noi da “Libro Cuore”, dovessero essere confermate, passerà il messaggio che se non si viene scoperti non si retrocede e che se anche si venisse scoperti la pena sono appena 5 punti. Il Catania doveva essere retrocesso in D con almeno 15 punti di penalizzazione. Non per punire i catanesi e chi ama questa squadra, ma per lasciare ai futuri “furbi” (che sicuramente non termineranno con l’uscita dal mondo del calcio dell’ex presidente Pulvirenti) un severo monito: volete provare a non seguire le regole, la pena sarà severa. Così, invece, il Catania si trova iscritto nella serie che avrebbe meritato sportivamente parlando; cinque punti sono facilmente recuperabili e Pulvirenti “collaborando” se la cava con un Daspo (inutile) di appena cinque anni.
Sindaco Bianco gradiremmo una sua presa di posizione molto più dura di quella letta, questa mattina, sulle pagine della “Rosea”, perché i politici devono essere i primi a stigmatizzare con forza questi atti delinquenziali e mai devono presentarsi come “buoni padri di famiglia”.
Pulvirenti, ci dispiace, ma non è un figliol prodigo da attendere a casa, semmai da “radiare” a vita (lui e i dirigenti sportivi che lo hanno assistito in questa storia). Qui deve vincere la giustizia e la certezza della pena, che non può essere una passeggiata di salute, dopo averne commesse di cotte e di crude. Ha perso, nel complesso, l’immagine della Catania “pulita”, che si alza la mattina per portare a casa lo stipendio, magari per arrivare a fine mese; ha perso chi, nel mondo del calcio, ritiene che una partita di pallone sia ancora guidata dall’etica sportiva.
E’ stato gettato fango, ingiustamente, sulla Lega serie B, che ha pagato e sta pagando (in termini di immagine) un prezzo troppo alto, considerando che la massima dirigenza (Andrea Abodi e Paolo Bedin) da anni lottano, non a parole ma con i fatti, contro il “match fixing”. La serie B non è corrotta, sono corrotti i dirigenti che credono di poterla fare franca in questa serie, come in altre (A o Lega Pro). Ecco perché è importante che, nei confronti del Catania calcio e di Pulvirenti, si arrivi ad una sentenza esemplare. Bisogna dare un esempio e sarebbe l’ennesimo autogol scagliato in porta dalla giustizia sportiva tricolore.
Il procuratore federale Stefano Palazzi, con le sue richieste, non ci sta entusiasmando e se fossi un cittadino di Catania preferirei vedere il mio club in Eccellenza, piuttosto che pensare che una collaborazione (obbligata – visto che le intercettazioni erano inequivocabili) con la Procura possa salvare tutto e tutti, perché alla fine non siamo mai in grado di arrivare alla radice del problema. Per distruggere la piaga del calcioscommesse servono pene severe e sentenze draconiane, come ha giustamente chiesto anche il presidente della Lega di B, Andrea Abodi (con la confisca preventiva dei beni dei soggetti coinvolti). Ma il Paese, così come anche la città di Catania e il suo sindaco Enzo Bianco, sono pronti a questo sacrificio per la crescita di un bene comune più forte?.
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