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Social media e calcio: la parola d’ordine è engagement


Il tifoso calcistico può certamente essere definito il dodicesimo uomo, non solo in campo, ma ormai anche sul web e 24 ore al giorno. Oggi il supporter vive un’esperienza di contatto quotidiana con la propria squadra del cuore ed i campioni preferiti grazie alle dinamiche offerte dal web 2.0.

In tal senso sono ormai moltissimi i club calcistici che hanno compreso l’importanza di un coinvolgimento diretto dei tifosi sulle piattaforme social più utilizzate.

I club seguono inizialmente una strategia standard che più o meno li accomuna tutti: si tende “in primis” ad aumen­tare la fan­base ed a presidiare “le piazze” virtuali più fre­quen­tate per offrire ai tifosi il primo punto di con­tatto con il brand. Poi si passa alla fase dell’interazione. L’aspetto nume­rico non è certo irri­le­vante, è indispensabile fare massa cri­tica per aumentare la condivisione dei con­te­nuti e dell’engagement. Sicuramente il numero di fan è un buon indi­ca­tore della por­tata del brand per­ché attrarre i pro­pri soste­ni­tori e sim­pa­tiz­zanti è sem­pre la pre­oc­cu­pa­zione prin­ci­pale di un’organizzazione spor­tiva, ma ancora oggi risulta dif­fi­cile misu­rare il ROI (ritorno dell’investimento) in ambito digi­tale sia per le realtà calcistiche come per qualsiasi altra azienda. Sono dell’avviso che, anche nel caso in cui si parli di sport entertainment, i social restino principalmente il luogo ideale dove ali­men­tare la con­ver­sa­zione attorno al brand con continuità facendo si che questo processo accresca lo stesso valore del brand come qualsiasi altra azione di pubbliche relazioni. Si può dunque pretendere di avere una metrica che offra ad un’azienda il ROI di un cocktail offerto ai propri stakeholders ? Di certo no. Per questo dobbiamo immaginare le azioni di un club calcistico sui social come una costante attività di fidelizzazione al brand da parte dei tifosi che, se ben attuata, darà i suoi frutti nelle conseguenti strategie commerciali on line ed off line (ad esempio merchandising e ticketing). Così la vera partita si gioca sul livello di engagement che il club riesce ad offrire alla propria fan base.

Per i grandi club europei è ormai una scelta obbligata esserci ma molti non hanno ancora una strategia nè una strut­tura ido­nea per trasformare definitivamente il club calcistico un vero e pro­prio net­work sociale. Insomma più che fare social biso­gna prima di tutto essere dav­vero social. Chi riu­scirà a rive­dere i pro­pri schemi coglierà prima di altri le oppor­tu­nità. E’ que­sta la sfida più grande del pros­simo futuro e non solo per i club calcistici. (di Alessandro Noto – direttore marketing della Federscherma italiana) – fonte: inbranding.it

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Marcel Vulpis

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