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Sport&Affari – Calcio europeo in crisi

Prima o poi sarebbe successo, era inevitabile. I venti di crisi che stanno soffiando sulla finanza mondiale non potevano non toccare anche il mondo del pallone. "Il calcio sull’orlo del crack", così scriveva qualche mese fa il quotidiano francese’ Le Monde’, in un’inchiesta sui problemi finanziari della Premier League. "La probabile recessione economica del Regno Unito sta minacciando l’equilibrio finanziario della maggioranza dei club inglesi", riportava l’articolo in questione che analizzava alcuni casi celebri. Il più ecclatante è sicuramente quello del Manchester United: Il suo proprietario, l’americano Malcolm Glazer, non solo non riesce a reperire i fondi necessari per onorare il prestito ottenuto al momento dell"acquisto della società nel 2005, ma deve anche trovare un nuovo sponsor, vista la decisione dell’AIG, il brand ufficiale dei Red Devils, di non rinnovare il contratto alla scadenza, nel 2010.

Non va meglio al Chelsea di Roman Abramovich. Il magnate russo, inserito nel 2008 dal mensile americano di economia ‘Forbes’ tra le quindici persone più ricche del mondo con un capitale di 23,5 miliardi di dollari (circa 17,2 miliardi di euro), infatti, nel 2009 si ritrova con un capitale che è un decimo rispetto a quello dello scorso anno. Per la serie, anche i ricchi piangono, il proprietario del club di Stamford Bridge si trova ad affrontare un terribile dilemma: vendere il Pelorus, il mitico yacht di 115 metri, o il Chelsea? Per ora i tifosi dei ‘blues’ possono stare tranquilli, di sicuro, però, Abramovich non è più intenzionato ad aprire i cordoni della borsa, d’altronde c’è ancora da sanare un buco di 331 milioni di euro nel bilancio del club inglese…

E vogliamo parlare dell’Everton e del Tottenham? Il primo è, ormai, ufficialmente in vendita, mentre il secondo rischia di precipitare in una profonda crisi, visto il miliardo di euro persi dal suo principale azionista, il magnate britannico Joe Lewis, con il fallimento di Bear Stearns. Per quanto riguarda la Premier League non si può, infine, dimenticare il West Ham , costretto a rinunciare al suo sponsor principale, la compagnia aerea low-cost XL, e il Newcastle. Il proprietario, l’inglese Mike Ashley, in piena crisi a causa della caduta libera delle vendite di ‘Sports Direct’, la sua catena di distribuzione specializzata negli articoli sportivi, ha annunciato, infatti, per poi ritrattare, di voler mettere in vendita il club. E’ poi recente la notizia riportata dal ‘Times’, secondo cui il Liverpool di Tom Hicks e George Hillett sarebbe nel mirino della facoltosa famiglia Al-Kharafi, del Kuwait, che avrebbe offerto 500 milioni di sterline per acquistarlo. E gli americani ci starebbero pensando…

Spostandoci in un clima un po’ più caldo, i venti di crisi non accennano a placarsi. E’ il caso della Liga spagnola, dove sei squadre di prima divisione hanno cominciato il campionato senza sponsor: Racing Santander, Almeria, Betis , Deportivo La Coruna, Malaga e Maiorca. Il Valencia, invece, alcuni mesi fa, ha denunciato pubblicamente il suo brand, ‘Valencia Experience’, perché non aveva pagato i 6 milioni di euro previsti nel contratto sottoscritto a maggio, e ora si è rivolto, temporaneamente, all’azienda britannica-svedese Unibet. Il Real Madrid, il Siviglia e l’Espanyol si sono adeguati al periodo di crisi e hanno scelto di firmare contratti con agenzie di scommesse, sicuramente sponsor più sicuri e più solventi.

fonte: Eurosport

La crisi economica sta toccando a tutti i livelli il football europeo, in crisi sul fronte delle sponsorship. Molte anche le società di football che intendono passare la mano.

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Marcel Vulpis

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