Sport&Affari – Calcio italiano a confronto con quello della Premier league
Se i tifosi dell’Inter si aspettavano una faraonica campagna acquisti già nella finestra di Gennaio, Thohir è andato controcorrente rispetto ai magnati del calcio mondiale, acquistando il solo Hernanes nell’ultimo giorno di mercato, dopo aver suscitato le ire dei tifosi per lo scambio Guarin-Vucinic con la Juve, operazione poi rientrata. L’indonesiano, proprietario al 70% dell’Inter, ha promesso una rivoluzione per Giugno, in parte già attuata con l’allontanamento di Branca, responsabile dell’area tecnica dal 2005.
Chi sta mantenendo le promesse sono sicuramente i proprietari della Roma, Thomas Di Benedetto e James Pallotta. I due sono entrati nella squadra della Capitale nel 2011, rilevando una Roma boccheggiante che la famiglia Sensi non poteva gestire e che venne affidata ad Unicredit, ancora oggi proprietaria per il 40% della società giallorossa. Entrambi avevano già investito nello sport (Di Benedetto nei Boston Red Sox e nel Liverpool, Pallotta nei Los Angeles Lakers che vinsero l’anello nel 2008). Il progetto tecnico ha stentato nelle prime due stagioni, ma adesso la gestione sembra perfetta. Una squadra che mira ad ottenere risultati nell’immediato ma che guarda al futuro, rilevando molteplici giovani e mandandoli in giro per il mondo, ispirandosi, in questo senso, al modello Udinese. I presupposti finanziari sono confortanti anche per quanto riguarda il nuovo Stadio, che dovrebbe essere costruito nel quartiere Tor di Valle in collaborazione con la Disney che si occuperà di edificare un parco tematico nei pressi dell’impianto da 50000 posti circa. Il progetto comprende anche la costruzione di una nuova sede ed una nuova Trigoria. Il gioiello in costruzione, dovrebbe diventare il secondo stadio di proprietà di una società italiana, dopo lo Juventus Stadium. Potrebbe però nascerne presto un terzo.
La famiglia Pozzo gestisce il marchio Udinese dal 1986 e per 27 anni ha portato avanti una vera e propria Università del calcio, con più di 400 giocatori di tutte le età sparsi per il mondo e un centinaio di osservatori a reclutarli. Unica squadra con il bilancio in attivo nella nostra Serie A, l’Udinese ha creato campioni a ripetizione e i Pozzo hanno allargato il loro bacino di investimenti, proiettandosi sull’Inghilterra e la Spagna, tramite gli acquisti di Watford e Granada. Il numero di imprenditori italiani che vanno all’estero continua a crescere. Ne è una dimostrazione il caso di Massimo Cellino, storico presidente del Cagliari da 22 anni che ha deciso di gettare la spugna e di investire in Inghilterra, nel glorioso Leeds United, con i propositi di riportare il club ai fasti degli ultimi anni 90.
C’è chi ha investito all’estero senza raccogliere molti frutti. È il caso di Flavio Briatore, che nel 2007 acquistò il Queens Park Rangers assieme a Bernie Eccelstone (patron della F1) proponendosi di portare la squadra londinese sul tetto di Inghilterra. Il QPR è stato risanato finanziariamente ma i risultati sportivi non hanno rispettato le attese, tanto che Briatore nel 2011 si è privato della squadra a beneficio dell’imprenditore malese Tony Fernandez, per una cifra vicina ai 200 milioni.
Se nelle società italiane di Serie A ci sono soltanto due presidenti stranieri su 20 e gli investimenti degli italiani all’estero sono abbastanza rari, in Premier League la situazione è totalmente differente. Le squadre inglesi possono beneficiare di 20 stadi di proprietà su 20, impianti nuovi e gestiti alla perfezione a differenza di quelli italiani. In Premier ci sono ben 11 proprietari stranieri su 20, i quali stanziano delle cifre per 6 volte superiori a quelle della povera Serie A. Il patron del Chelsea Abramovich, in 10 anni di presidenza dei blues, ha speso oltre 1 miliardo di sterline per il mercato ed 1 miliardo e 800 milioni in salari. Ha fatto meglio/peggio lo sceicco Mansour del Manchester City, il quale ha speso una cifra vicina ai 930 milioni di sterline in 5 anni. Un Mansour che ha voluto espandere le proprie mire, fondando i New York FC, nuova società del Major League Soccer americana, creata attraverso la partnership con i New York Yankees di baseball.
Un calcio britannico con un monte ingaggi nettamente più alto rispetto a quello nostrano, anche se il cosiddetto fair play finanziario, che dovrebbe prevedere un auto-sostentamento finanziario di ogni società, sembra un miraggio per questi magnati che spendono e spandono. (di DiGiovanni,Reda, Princic e Pigoli – formazione EIDOS)
In un calcio italiano in piena crisi e in costante declino finanziario, Erick Thohir è andato controcorrente, investendo nell’Inter, società che paga la gestione finanziaria azzardata pre-triplete e che prima dell’avvento dell’editore indonesiano, arrivato il 15 novembre 2013, aveva un debito di 200 milioni di euro. L’editore indonesiano ha investito con successo nello sport, sia nella pallacanestro, quando nel 2011 acquistò i Philadelphia 76ers, sia nel calcio, attraverso il D.C. United, società più titolata del campionato calcistico Statunitense rilevata nel 2012.
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