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Sport&Affari – L’Inghilterra supera l’Italia nel sistema-calcio

L’EDITORIALE DI JACOPO ROMITI SUL DECLINO DEL CALCIO ITALIANOTuttomercatoweb.com 

L’Italia dorme e gli inglesi corrono. L’Italia parla e gli inglesi agiscono. L’Italia arranca e gli inglesi vincono. Se proviamo ad immaginare la lapide del nostro calcio (in fondo non è poi uno sforzo così grande) non potrebbe essere altri che questo l’amaro epitaffio di un’annata (l’ennesima) da dimenticare per il nostro sport nazionale, ormai allineato sui gradi di fatiscenza generale in cui è immerso tutto il Bel Paese. English swagger returned as Italy slipped slowly away, l’energia inglese mostra l’Italia che dorme. La triplice eliminazione delle squadre italiane dalla Champions e l’ennesima vittoria del calcio britannico è così perfettamente riassunta da "Sporting Life", il più autorevole quotidiano sportivo d’Oltremanica, che a ragione esalta le gesta di Chelsea, Arsenal e Manchester United, ancora una volta sul tetto d’Europa.

Ci siamo presentati all’appuntamento con la fornace della Coppa con tre squadre che, per limiti di formazione e non per altro, non potevano andare avanti oltre gli ottavi. Una Juventus tutta cuore e muscoli, ma senza logica; una Roma coraggiosa e giovane, ma senza concretezza; un’Inter felina ma senza artigli. Il risultato è stato raccapricciante. Le rappresentative italiane hanno ben figurato sul piano del gioco ma i colpi mortali inferti dagli inglesi piegano inesorabilmente qualunque resistenza, mostrando un calcio pratico e sintetico.

Inter, Juve e Roma hanno tentato di aggrapparsi con tutte le forze ai propri campioni scoprendo il fianco alle inglesi, squadre spigolose dove si gioca a calcio in 11 e il punto di riferimento è spesso facilmente interscambiabile. Sta proprio qui una delle differenze più palesi fra il nostro e il loro modo di fare calcio. L’estro del fuoriclasse, l’acuto del fenomeno non è gesto artistico o un virtuosismo da sbattere in prima pagina, ma il grimaldello per scardinare le difese avversarie. Così mentre i tecnici di casa nostra si arrabattano a costruire formazioni eliocentriche, ideate attorno a Ibrahimovic, Totti e Del Piero, al di là della Manica si guarda al sodo e i preziosismi sono presto dimenticati.

Chelsea, Arsenal e Manchester United hanno vinto sommando fortuna, sapienza tattica e potenza atletica, insieme ad una buona dose di talento. Qualcuno ha detto che in Premiere League c’è meno pressione sui tecnici e sui calciatori da parte dei giornali e delle televisioni. Un’affermazione che forse ha del vero, considerata la proverbiale verve italica, che ha portato il nostro sistema mediatico ad avere tre testate sportive (con relative edizioni on-line), decine di riviste, e migliaia di siti interamente dedicati a questo sport straordinario. Non credo, però, che si possa spiegare con la pressione delle tv perché un giocatore di 32 anni come Vieira venga umiliato in piena area di rigore con un movimento da scuola calcio o perché uno come Chiellini, considerato il miglior italiano del ruolo (!), tagli le gambe a un avversario lasciando la squadra in dieci nel momento di maggior necessità.

Parliamo piuttosto di un modo di gestire il calcio radicalmente diverso rispetto al nostro. Di un mondo che gira a dovere in tutti i campi e che attira così gli appetiti dei grandi investitori. Possibile che nessuno si chieda perché i vari Bin Zayed o Abramovic non vengono a portare i loro petroldollari in Italia, anzi se ne tengono a debita distanza (Soros docet)? Fintanto che il calcio italiano sarà una aziendina a conduzione familiare, dove vince e gode una piccola casta di furbi e senatori, saremo purtroppo condannati ad ammirare dal basso gli stadi maestosi ed iper-tecnologici e a subire l’imponenza del gioco degli inglesi.

L’Italia cade a pezzi e con essa la Serie A e il calcio in generale, risucchiando in questo vortice anche la Nazionale campione del mondo. I trionfi del Milan ci avevano illuso di essere ancora i padroni d’Europa ma adesso che anche la tradizione rossonera si è eclissata ed è finita in soffitta, per lasciare il posto ad una vecchiaia stanca e acciaccata, la mediocrità del nostro calcio è venuta tutta fuori. Abbiamo dominato un’epoca con le solite tre e non solo, vincendo anche laddove i soldi e il blasone erano minori, ma poi ai limiti reali si sono aggiunti limiti di mentalità, che ci riportano indietro di un secolo, a quando erano gli inglesi a darci lezioni di pallone.

Dopo aver smembrato e denudato il malcostume trentennale del nostro calcio, l’era nuova appare inesorabilmente segnata. Lì dove c’erano le “sette sorelle” sono rimaste tre zitelle incartapecorite, che passano gli anni a togliere la polvere dal proprio passato e a riesumare fotografie sbiadite. Il campionato di Maradona, Zidane, Rivera, Platini, Baggio, Zico, Van Basten si lecca le tante ferite lasciate dagli scandali e dal sangue versato su partite che diventato troppo spesso delle guerre. Questo è il calcio che abbiamo voluto, acciambellato sulle sue tradizioni e sulle sue paranoie, noioso e impotente davanti allo strapotere inglese. Un calcio che irreversibilmente si mostra in caduta libera.

fonte: Tuttomercatoweb.com

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