Sono diverse le similitudini tra l’Atletico Madrid e il Napoli di Aurelio De Laurentiis. Come il patron campano, anche Enrique Cerezo, proprietario dei Colchoneros (acquisiti nel 2002 ad un passo dal fallimento), è un imprenditore del settore cinematografico, e come la società di Castelvolturno anche il club madrileno è in area 120 milioni di euro come valore della produzione (il Napoli è a 116 milioni di euro). Il club spagnolo ha un monte ingaggi annuo di 65 milioni, mentre i partenopei superano i 90 milioni. L’unica grande differenza, almeno quest’anno, è che l’Atletico de Madrid è in semifinale di Champions (opposta al Chelsea FC), mentre il Napoli a maggio cercherà di conquistare contro la ACF Fiorentina il trofeo Tim cup (ex coppa Italia). L’exploit dei biancorossi impone una riflessione molto seria su diversi livelli a partire dalle scelte che vengono fatte d’estate nell’acquisizione di calciatori che dovrebbero di anno in anno rafforzare il valore qualitativo della “rosa”. Ma se guardiamo il Napoli di questa stagione è andato nettamente al di sotto delle aspettative di tifosi ed addetti ai lavori, che immaginavano, alla luce anche degli acquisti pre-estate, una squadra in grado di lottare su più fronti, a partire dal campionato. L’Atletico è sicuramente l’eccezione che conferma la regola, ma nel futuro sarà sempre più difficile sia affermarsi, sia rimanere ad altri livelli (soprattutto in ambito internazionale). Ben vengano quindi “storie” in controtendenza, ma come spesso si ama dire: sono eccezioni che confermano la regola (grandi club, supportati da grandi calciatori, sull’onda di fatturati in costante crescita).