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Sport&Formazione – Il Master SBS studia la case history degli stadi inglesi (1)

Attraversare la periferia sud-ovest di Londra, addentrarsi nei “suburbs” per scoprire il tempio del rugby mondiale, luogo di culto per i fedeli della palla ovale ormai da un secolo, è un’esperienza che mette i brividi. Già dal momento in cui, all’orizzonte visivo della stazioncina ferroviaria di Twickenham, si staglia imponente la struttura dello stadio, nel bel mezzo di un tipico quartiere british, faro nella notte per tutti i navigatori il cui mare è un rettangolo di erba verde, curatissima, con due grandi H una opposta all’altra.

E pensare che lo stadio di Twickenham, oggi il secondo impianto sportivo più grande d’Inghilterra dopo Wembley, 82.000 posti a sedere, nel 1907 era un campo di cavoli in una landa desolata ai margini di Londra: adesso attira centinaia di visitatori ogni giorno, tra cui i fortunati ragazzi che hanno partecipato al Master in Strategie per il Business dello Sport, arrivati a Londra per una tre giorni intensa alla ricerca della “magia” di una delle città chiave dello sport business mondiale, capace di calamitare col fascino e la modernità che la contraddistingue l’attenzione di media, eventi, addetti ai lavori di ogni disciplina, pronta ad affrontare la sfida più dura, che la porterà ad ospitare le Olimpiadi nel 2012.
 
 
E partire proprio da Twickenham, dalla storia del rugby, è stato assai significativo per questi ragazzi che ambiscono a diventare manager dello sport del domani: “The Cabbage Patch” è veramente particolare, maestoso specialmente dopo la ristrutturazione che lo ha reso contenitore completo e perfetto, tutto coperto, capace di far “entrare” nel cuore della partita tanto il nobile seduto nel Royal stand, a pochi passi dal campo, quanto il tifoso seduto nella cosiddetta piccionaia, in alto ma comunque a strettissimo contatto visivo con il “pitch”, il terreno di gioco, quel famoso rettangolo verde che per tutti, Oltremanica, è un luogo sacro, da proteggere da gelate, pioggia, vento, sole e anche dai piccioni invasori, scomodando ogni giorno un falco predatore eletto guardiano del verde di Twickenham. E c’è di più, perché gli addetti che curano in maniera quasi maniacale questo impianto vanno orgogliosi del loro prato, che definiscono “di gran lunga migliore rispetto a quello che trovate a Wembley”, giusto per lanciare una frecciatina ai cugini del calcio.

La cura dei dettagli, si diceva, traspare dagli "sky box" che incombono sul campo, salottini riservati ad aziende e ancora dalla sala di accoglienza principale che si affaccia direttamente sul pitch, arredata nel vecchio stile inglese e impreziosita da dipinti sul rugby d’altri tempi, quello dei primordi sui campi alla periferia di Londra, delle sfide tra ragazzi del college e nobiluomini.

Una cura che porta quasi a considerare degli “intrusi” quelle migliaia di ragazzi che popolano Twickenham durante l’estate per i concerti pop e rock, ultimi quelli dei Genesis e degli Iron Maiden che hanno registrato il tutto esaurito, eventi che vengono “centellinati” così come gli incontri di rugby (20 all’anno, quasi esclusivamente della Nazionale più un paio di match dell’Heineken Cup), per non rovinare la sacralità del tempio.

Una sacralità che avvolge tutta la struttura di Twickenham, anche gli spogliatoi così retrò nel loro stile spartano (durante la ristrutturazione, la Nazionale ha voluto mantenervi le vecchie vasche da bagno per i giocatori).

O l’ingresso al pitch, da dove sembra davvero di essere in un’arena di epoca romana, con il boato del pubblico a caricare i giocatori della Rosa inglese, i grandi sacerdoti di un rito collettivo, il rugby, sentito davvero come una religione in tutta l’isola britannica.

  

fonte: Master SBS (www.mastersbs.it)

Il management del Master SBS ha analizzato nelle ultime settimane l’impiantistica sportiva inglese, in collaborazione con il portale Sporteconomy.tv durante un tour di aggiornamento professione a Londra (Video disponibili su www.sporteconomy.tv).

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