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Sport&Sociale – Omosessualita’: fare coming out nello sport e’ quasi impossibile. Il caso di Nigel Owens.

E’ l’arbitro più famoso al mondo, il suo protagonismo divide critica e appassionati, ma la vita di Nigel Owens non è sempre stata scintillante e davanti alle telecamere. Il gallese ha ricordato in questi giorni come sia stato difficile per lui accettarsi per omosessuale e ammette che nello sport, in particolare il rugby o il calcio, sia difficile fare coming out.

“Non avrei mai pensato di finire così in basso come feci. Non potevo accettare ciò che ero, non volevo essere la persona che stavo diventando. Non volevo essere gay. Per stare meglio iniziai ad andare in palestra, ma invece mi feci coinvolgere dagli steroidi. Ero sempre più depresso nel gestire la mia sessualità, avevo sempre paura, era un cocktail disastroso. E così commisi qualcosa di cui mi pentirò per sempre: tentai il suicidio. Arrivai a 20 minuti dalla morte”.

Questo accadde quando Owens aveva 26 anni, venne salvato in extremis, ma da quel momento la sua vità cambiò. Nel 2005, quando la sua carriera professionistica ha avuto inizio, fece coming out. Una scelta non facile nello sport, né nel rugby, dove solo lui e Gareth Thomas sono gay dichiarati, ma che non gli ha mai creato problemi.

“Dopo aver accettato chi ero, la sfida era capire se il rugby mi avrebbe accettato per ciò che ero. Sarei potuto restare in quello sport che amavo o avrei dovuto dire addio? Per fortuna non ho mai dovuto scegliere. Il rugby mi è stato vicino, con giocatori, spettatori, addetti ai lavori e tutti che mi hanno aiutato. Eppure, so che nel rugby – e non solo – ci sono diversi giocatori gay che non hanno fatto coming out”.

E qui si passa dalla sua esperienza a quello di un mondo, quello dello sport, in cui si ha paura di confessare la propria omosessualità. Perché quel machismo che ha fatto la forza di sport come il rugby o il calcio spaventano. E Nigel Owens non vuole puntare il dito con quegli sportivi che si nascondono, spiegando che non è facile trovare il coraggio di mostrarsi per ciò che si è.

“Alcuni sport hanno questa reputazione machista, così che le persone temono di non poter essere loro stessi. C’è un’idea da parte della comunità gay che il rugby sia omofobico. Ma pensare ciò significa stereotipare il rugby nello stesso modo in cui loro dicono di non voler venir stereotipati. Quando Neil Francis (ex nazionale irlandese) disse che nello sport non c’è posto per i gay molti giocatori d’alto livello mi chiamarono, dicendo che Francis era ‘fuori di mente’”. (fonte: Rugby1823.it)

Un interessante articolo di Duccio Fumero sul blog dedicato alla palla ovale “Rugby1823.it” racconta la storia dell’arbitro gallese Nigel Owens, il più famoso in questo sport di reputazione “machista”, che ha svelato, non senza qualche problema nella vita di tutti i giorni, la sua omosessualità. Un tema quella della lotta all’omofobia che ha fatto propria Paddy Power, bookie irlandese, che da anni porta avanti importanti campagne di social responsability, come questa ribattezzata #allacciamoli (ha visto il giocatore del Bologna FC Davide Moscardelli nel ruolo di testimonial). 

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Marcel Vulpis

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