Stadio AS Roma: Tor di Valle, area inadatta per un’opera di queste dimensioni. Lo dichiara l’urbanista Paolo Berdini.
(di Paolo Berdini) – Il primo punto da chiarire è che una legge dello Stato consente alle società di calcio di serie “A” e “B” di realizzare nuovi stadi. La discussione che da molti mesi si è accesa sul nuovo stadio della Roma non è finalizzata ad impedire alla Roma di realizzare la struttura. Riguarda una localizzazione sbagliata come quella di Tor di Valle. E’ un punto decisivo. Le leggi dello Stato vanno rispettate e la Roma –come la Lazio, del resto- ha tutti i diritti di costruire il nuovo stadio, ma spetta all’amministrazione comunale scegliere l’area più adatta.
Bastava guardare come si comportano i comuni d’Europa che da anni consentono alle loro società calcistiche di rinnovare i propri impianti. Si prenda ad esempio a modello quanto avviene in Gran Bretagna dove gli stadi delle più famose società calcistiche sono stati realizzati nel cuore delle città, spesso demolendo e ricostruendo gli stadi che con il passare degli anni sono circondati da quartieri. In quelle città allo stadio ci si va a piedi da molte aree abitate e ci si va tutti i giorni a fare attività sportiva.
A Roma, il presidente della società calcio James Pallotta, ha scelto l’area di Tor di Valle che è, come noto, un deserto urbano, un lembo di terra marginale e senza infrastrutture di collegamento. Solo nel lato ad est c’è un quartiere (Torrino), in tutte le altre direzioni c’è il vuoto, non c’è la città. Da mesi siamo bloccati sulla discussione sulle caratteristiche delle opere pubbliche da realizzare per vincere l’isolamento dell’area. E più opere vengono proposte, ponti sul Tevere, metropolitane e nuove strade, più aumentano i volumi da realizzare in quella piccola area.
Nella città esistono tanti luoghi che potrebbero ospitare il nuovo stadio della Roma, molto meglio collegati e circondati da quartieri. Con un quarto delle cifre che si pensa di impiegare per la realizzazione di opere pubbliche si potrebbero raggiungere obiettivi di benessere per i cittadini. La grande sfida di Ignazio Marino (nella foto l’immagine del politico ligure del PD) era dunque di coniugare gli interessi di una società privata, la Roma, con quelli di una intera città. Sono invece mesi che si discute solo di Tor di Valle, come se nella capitale mancassero altri luoghi più adatti. Si tratta soltanto di prendere il progetto elaborato dall’impresa Parnasi e di farglielo realizzare in un altro luogo dove porterà maggiori benefici alla periferia romana.
Un ulteriore punto va forse puntualizzato. I sindaci di tutte le città d’Europa quando devono incontrare uomini d’affari che propongono opere in quelle città, li ricevono nella sede del loro comune, e cioè nella casa di tutti. E’ sotto altri aspetti un altro modo per sottolineare l’importanza del ruolo istituzionale dell’intera comunità urbana che è molto più importante di una società calcistica e del loro attuale proprietario.
Insomma, la localizzazione del nuovo stadio della Roma non si decide andando a New York, ma nelle sedi istituzionali democratiche che devono assumersi la responsabilità di trovare il luogo migliore per lo stadio e non quella di mettere il timbro su una proposta unilaterale di James Pallotta.
L’intervento del prof. Paolo Berdini, noto urbanista, sul progetto americano del nuovo stadio dell’AS Roma. L’esperto ha illustrato all’agenzia Sporteconomy i suoi dubbi su alcuni aspetti dell’opera ideata dall’architetto Dan Meis, che dovrebbe essere inaugurata nel prossimo settembre 2016.
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