Su FCA non solo interesse di Great Wall Motors, anche ipotesi “spezzatino”: scorporo di Maserati-Alfa Romeo o di Jeep
Interessante analisi dell’agenzia AGI sulle voci di interesse di gruppi cinesi (a partire dal colosso Great Wall Motors) collegate all’ipotesi di scorporo di alcuni marchi del gruppo FCA.
Lo scorporo di Maserati-Alfa Romeo o di Jeep: è questa – secondo gli analisti (tesi riportata questa mattina dall’Ansa)- la strada che Sergio Marchionne (n.1 di FCA) proseguirà nei prossimi mesi, con l’obiettivo di portare a termine la “parabola” iniziata nel 2009 e che si chiuderà nel 2019 quando, come ha più volte ribadito, lascerà il timone di Fca. L’attenzione, riporta l’agenzia AGI, sulle prossime mosse dell’amministratore delegato è alta dopo le indiscrezioni di Automotive News su un interesse cinese per per FCA.
Secondo Business Insider, Fiat Chrysler sarebbe molto vicina a un suo “spezzatino”, con la separazione di alcuni marchi sulla scia dell”esperimento’ di Ferrari. Lo scorporo del Cavallino è stato infatti un successo: Ferrari ora ha una capitalizzazione di 20 miliardi di dollari, superiore ai 18 miliardi di dollari di FCA, e la migliore perfomance in Borsa fra i titoli automobilistici, inclusa Tesla, con un rialzo dall’inizio dell’anno dell‘84%.
Jeep (main sponsor di maglia della Juve anche in questa nuova stagione calcistica) potrebbe valere ancora di più, tentando Marchionne a ripetere l’esperimento. Convinto che ci sia un ”significativo valore intrinseco” in FCA è anche Adam Jonas, analista di Morgan Stanley.
”Lo spin-off di marchi potrebbe rivelarsi la scommessa preferita da parte dell’amministratore delegato. Se questo sarà il caso, Maserati-Alfa potrebbe essere la prossima, e Jeep-Ram quella successiva” mette in evidenza Business Insider, secondo il quale uno degli obiettivi di Marchionne è ”massimizzare il valore per la famiglia Agnelli” e i ”singoli marchi valgono di più della società nel complesso”. A questo si aggiungono i tentativi senza successo di fusione con General Motors e l’apparente mancanza di interesse dell’amministrazione Trump a fare pressione su Detroit per unire le forze.
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