Tempi Supplementari – FISE commissariata. E’ tempo di cambiare gli statuti federali.
Due sono i motivi che hanno portato all’annullamento della presidenza Dallari: 1.E’ stato accolto il ricorso della società Uccellina contro il voto del 10 settembre dell’anno scorso, che, con lo scarto minimo del 50.17 per cento, ha permesso alla Dallari di scavalcare il presidente uscente Andrea Paulgross; 2. annullato il commissariamento della Lombardia deciso dalla stessa Dallari. Gli statuti federali sono da buttare, per la maggior parte (parliamo chiaramente di tutte le federazioni della galassia CONI).
Amareggiata e battagliera, Antonella Dallari (che era uscita vincente da una buona edizione dello CSIO Piazza di Siena, grazie al supporto tecnico e marketing di Infront Italy) ha parlato a lungo del dissesto finanziario “ereditato” (meno 7 milioni di euro). Ma il commissariamento non nasce da questo. Anche se la Fise dovrà trovare una amministrazione riparatrice. La presidente commissariata se l’è presa anche con l’avvocato Riccardo Andriani (ex uomo dello sport dell’Alleanza Nazionale, nda), che, al momento dell’elezione, presiedeva la Commissione di verifica dei poteri. Una critica non centrata, perché le verifiche federali avvengono a monte e non al momento del voto, andato in scena, nel caos di una sede inadatta a contenere tanta gente.
Mentre si accettano scommesse (legali) sul nome del prossimo commissario equestre, che resterà in carica a lungo e, quindi, difficilmente, sarà il segretario generale del Coni Roberto Fabbricini, già super impegnato, e la palla potrebbe passare al suo vice, l’avvocato Carlo Mornati. Vedremo. A meno che dal cilindro del numero uno del Coni, Giovanni Malagò, non esca un “insospettabile personaggio”.
Ci preme di più, ora capire perché, dopo una corsa elettorale vinta per una incollatura, sia necessario un commissariamento così traumatico. E non è il solo, visto in Pentathlon, affidato al vicepresidente del Coni Luciano Buonfiglio (dove tra l’altro già si parla di una nuova elezione per metà settembre). C’è qualcosa di più profondo che non va.
Basta rifarsi al ricorso della Società Uccellina, che ha sbalzato di sella la Dallari, per capirne un po’. Votano le società e non i tesserati. I voti sono plurimi (alla Fise sette per sodalizio) e ciascun elettore dispone di cinque deleghe.
Tutto riportato nel ricorso accolto dall’Alta corte del Coni, che ha sottolineato, come in una elezione Fise, conclusa col minimo scarto: avessero votato società non aventi diritto; ci fosse stato un uso disinvolto delle deleghe; fosse stato impedito il voto ad alcuni. Oltre a ciò, i giudici del Coni avrebbero considerato un “abuso” il commissariamento della Lombardia equestre.
Ora, se verrà chiamato in causa, sarà il TAR a dire la sua. A noi interessa, invece, giustificare quel termien forte “satuti da buttare”, che abbiamo usato inizialmente. Per rendersene conto basta rifarsi a al caso FISE.
All’assemblea elettiva del 10 settembre dell’anno scorso è bastato poco per far pendere la bilancia del consenso.
Il numero uno del Coni Giovanni Malagò ha promesso “trasparenza” e rinnovamento. Gli crediamo. Che ne pensa della regola di “un uomo, un voto” e dello stop all’ececsso di deleghe (massimo una)? Al massimo esponente adesso tocca la risposta.
(di Gianni Bondini) La presidente commissariata della Fise (Federsport equestri) Antonella Dallari, ieri mattina in un’affollata conferenza stampa, ha criticato duramente il provvedimento dell’Alta corte di giustizia del Coni che l’ha sbalzata di sella. Minacciando il ricorso al TAR.
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