Ultim’ora – Sciopero in Brasile tra i lavoratori adibiti alla costruzione degli impianti
Una decina di giorni fa si sono tenuti i sorteggi per stabilire i gironi eliminatori della prossima Coppa del Mondo di calcio che si svolgeranno in Brasile. Un evento che ha visto impegnati migliaia di giornalisti, televisioni che hanno garantito la diretta da tutte le parti del mondo e tantissimi telespettatori incollati allo schermo. Un piccolo evento che ci restituisce una precisa fotografia di cosa sia diventato il calcio moderno. Nulla più a che vedere con lo spirito di fratellanza, solidarietà e socialità con i quali era nato tra le fila della working class inglese.
Oggi il calcio è business, e la FIFA è colei che ne cura i suoi interessi. E si sa che la sete di profitto difficilmente è conciliabile con quelli che sono gli interessi della collettività. E così non ci meravigliamo (semmai incazziamo!) nel registrare l’ennesima vittima del calcio moderno. Questa volta a morire in nome del dio denaro e dell’azienda Calcio un operaio brasiliano impegnato nella costruzione dello stadio Arena Amazônia di Manaus, caduto dall’altezza di 35m. Evidentemente non è servito a molto l’appello lanciato già in precedenza dagli operai brasiliani che denunciavano forti pressioni da parte di chi da tempo si è accaparrato questo enorme business affinché venissero rispettati i termini imposti dalla FIFA per il completamento degli stadi che dovranno ospitare la prossima Coppa del Mondo. A denunciare il tutto il costruttore Jose Aristoteles de Souza Filho: “Il voto per la sicurezza in cantiere è zero e siamo costantemente sotto pressione per lavorare”. Ma il ventiduenne Marcleudo de Melo Ferreira, non è l’unica vittima sulla strada che porta a Brasile 2014. Già in precedenza erano morti altri suoi colleghi e pochissime ore dopo il suo decesso, anche un altro suo collega – colto da un arresto cardiaco, pare causato dall’eccessiva mole di lavoro a cui era sottoposto – è morto. Ci sembra, dunque, evidente che oramai anche quando si dovrebbe parlare di sport, ci ritroviamo a parlare di tutt’altro. Non di goal spettacolari, palpitazioni ed emozioni indescrivibili – magari condivise con gli amici di sempre – ma di soldi, interessi economici e sfruttamento. E’ dunque chiaro che anche nel mondo del calcio si è oramai costretti a dover fare i conti con le stesse dinamiche di sopraffazione e sfruttamento che regolamentano i rapporti di forza tra le classi e che siamo, purtroppo, abituati a vivere quotidianamente sulla nostra pelle sui posti di lavoro.
Di calcio si muore. Proclamato uno sciopero dal sindacato degli operai impegnati nella costruzione degli stadi in vista della Coppa del Mondo di calcio della prossima estate (Brasile 2014). Lo rivela il portale “Calcio e Rivoluzione“, che ha ripreso la sintesi di una notizia apparsa sul sito ufficiale della BBC.
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