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Un progetto top per il rilancio del brand Milan, che piace al mercato asiatico

Trasformare il marchio Milan in un
prodotto globale di intrattenimento, con l’occhio rivolto al Medio Oriente e
all’Asia, proprio i mercati di riferimento dei due principali soci del broker
thailandese Bee Taechaubol (ADS di Abu Dhabi e China Citik bank). L’obiettivo è
riportare la società milanese nella parte alta della classifica europea dei
club più ricchi. Nel 2001, il Milan era quarto nell’indagine Deloitte, superato
da Manchester United, Real Madrid e Bayern Monaco. Attualmente solo la
Juventus, prima delle italiane, è tra le prime dieci. Questo vantaggio
competitivo, lasciato sul terreno di gioco, può essere recuperato attraverso un
massiccio investimento a carattere sportivo.

INVESTIMENTI TOP

Senza campioni infatti non si
vince, ma soprattutto non si vola nei ricavi da botteghino e merchandising.
Secondo i principali analisti, l’investimento da mettere in campo, nel primo
biennio del nuovo corso, non può essere inferiore ai 500 milioni di euro, nel
rispetto delle norme imposte dal fair play finanziario. Una cifra che prevede
un importante impegno nelle prossime finestre di calciomercato, con costi
gestionali lordi compresi tra 150 e 200 milioni di euro. Un’ossatura italiana
con acquisti stranieri in grado di fare la differenza a livello tecnico-tattico,
giocando sul fatto che nove calciatori sono in scadenza già nel 2015 (tra
questi Mexes, De Jong, Van Ginkel, Pazzini, solo per citarne alcuni).                           Sul bilancio della
società rossonera pesano, inoltre, gli “ammortamenti” di ben 32 diversi tesserati.

FATTURATO IN CRESCITA

Se la stagione 2015, complice anche
l’assenza (per il secondo anno consecutivo) dalla Champions, rischia di
chiudersi con un fatturato di poco superiore ai 200/210 milioni di euro,
l’obiettivo primario è tornare in Europa in tempi rapidi, superando almeno la
fase a gironi. Questo traguardo, alla luce dei nuovi parametri economici
stabiliti dall’Uefa, dovrebbe generare entrate (senza considerare gli incassi
al botteghino) superiori ai 50 milioni annui.

Il Milan deve puntare a raggiungere,
entro il prossimo quadriennio, gli oltre 300/350 milioni di euro (attualmente è
ferma a 233 milioni di euro), livello minimo di guardia, sotto il profilo
economico, per competere con squadre del calibro di Real Madrid (fattura più di
549 milioni di euro a stagione), Barcellona, Bayern Monaco e Chelsea.

Con 78 milioni di euro di “ricavi
commerciali” (dato bilancio 2013) il Milan è il club italiano con il maggior appeal pubblicitario (da diversi anni è
legata all’advisor Infront). L’espansione sui mercati stranieri, grazie
all’ingresso di nuovi soci con una proiezione internazionale, può aiutare a
centrare il traguardo dei 150 milioni di euro, sfruttando la nuova tendenza,
già testata da Barcellona e Manchester United, delle sponsorizzazioni “regionali”
(operazioni commerciali con marchi leader in specifici mercati locali).

Da giocare, oltre all’ipotesi della
doppia quotazione del club alle Borse di Milano e Hong Kong, per la raccolta di
capitali freschi sul mercato finanziario, vi è la carta del nuovo stadio.
Incassato il della Fondazione
Fiera Milano, il progetto prevede la nascita di una “NewCo” aperta ad
investitori terzi. Un’operazione globale da 300 milioni di euro. Prevista una
dotazione di 30 milioni di euro in capo all’AC Milan, supportato da investitori
istituzionali (facile prevedere la presenza dei nuovi proprietari rossoneri)
pronti ad acquisire quote della nuova società fino ad un totale di 70 milioni.
La parte residua (200 milioni) verrebbe coperta attraverso un maxi
finanziamento di un gruppo di banche primarie.

 

Edipress/Sporteconomy

(di Marcel Vulpis – fonte: Il Corriere dello Sport) – Al primo posto investimenti
sportivi, inclusi i costi gestionali, per 500 milioni di euro nel primo
biennio. Da giocare la carta della doppia quotazione borsistica e il progetto
del nuovo stadio. 

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Marcel Vulpis

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