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Una special purpose vehicle per il debito dell’AS Roma

“Il tema è quello della ristrutturazione del debito che va ridotto partendo da una sua ristrutturazione. Da un punto di vista tecnico l’operazione che vuole fare la Roma è quella di isolare il montante dei debiti 130,8 milioni di euro in una “special purpose vehicle”, una società di scopo. In queste SVP vengono inseriti da un lato i debiti (130,8 milioni di euro) e dall’altra parte ci devono essere i ricavi che vengono a controbilanciare l’intera operazione. Questo deve avvenire portando dentro tutte le cose buone della Roma, sia presenti, ma anche future.

I vantaggi sono che è un’opportunità che hanno a disposizione le aziende. Sono iniziative lecite, ma anche delle “scommesse” per la Roma così come per le banche che andranno a ristrutturare il debito. Queste iniziative partono con i migliori auspici ma sta al club velocizzare questa operazione, un conto è farlo in pochi mesi, un conto è farlo in anni. I risultati finali li vedremo tra un pò. A me non stupisce perché James Pallotta (presidente dell’AS Roma) viene dagli hedge fund, i fondi più speculativi che ci sono sul mercato. Lui è un uomo di finanza, c’è arrivato perché non c’è più un socio bancario importante come Unicredit group. Un conto è avere accanto una banca un conto è non averla. Logico quindi trovare delle soluzioni alternative.

Ora il presidente Pallotta deve ristrutturare il debito per il Fair Play, che è alle porte.

Viene creata una nuova società, una Special Purpose Vehicle. L’esposizione debitoria della AS Roma, va alla nuova società creata, la quale lo cede a una banca, magari per “fattorizzare” il debito stesso (appunto attraverso il factoring).  

Se ci sono 130,8 milioni di debiti poi ci dovranno essere 130,8 milioni di ricavi futuri, più gli interessi.

Questo debito finisce in questa società, ma il debito rimane chiaramente della Roma. Se questa ristrutturazione non dovesse procedere come previsto si potrebbero attuare strumenti finanziari alternativi, prestiti obligazionari, ma sono solo ipotesi (al momento). Il marchio Prada ad esempio ha tre volte ceduto a tre banche differenti il proprio debito.

Solo Baldissoni sa il costo degli interessi da dare alla banca che “fattorizzerà” il debito giallorosso.

Anche l’Inter ha ristrutturato a suo tempo, anzi, di loro si è parlato anche di una bad company, società dove vengono messi i debiti. 

Oggi entrare nel mercato del calcio italiano è una rimessa, chi ci entra sa perfettamente dove sta entrando; evidentemente il business è da un’altra parte, cioè nello stadio. Da lì ricaveranno quello che volevano dapprincipio. Fare lo stadio a Roma è molto difficile, soprattutto se abbiamo un sindaco che non sappiamo se mangerà il panettone (in queste ultime ore il numero uno capitolino ha rigettato l’ipotesi di dimissioni comunicando che pagherà le otto multe rimaste in sospeso).

Può essere visto come un debito importante, ma per gli americani la AS Roma ancora oggi è come fosse una start up, e per una società così un passivo è prevedibile”. 

Marcel Vulpisgiornalista e direttore dell’agenzia SportEconomy, è intervenuto nei giorni scorsi durante un programma di RadioRadio per commentare le voci riguardo la notizia della costituzione da parte di Pallotta di una NewCo, cioè una società nuova di zecca, nel quale far confluire i debiti. 

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Marcel Vulpis

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