Vela - Nautica

Vela/Coppa America – Il J’accuse di Mascalzone Latino/Onorato

"L'autunno ha visto poi un Oracle, fin troppo disponibile alla mediazione con Alinghi, accettare quasi tutto quello dettato nel tanto discusso protocollo, ricevendo sempre uno sprezzante diniego. Noi di Mascalzone Latino, allora, pur non essendo parte in causa, ci siamo esposti, abbiamo presentato alla Corte Suprema di New York un documento in cui riassumevamo la nostra opinione: in sintesi che il protocollo di Alinghi aveva stravolto i principi cardine del Deed of Gift e quelli universali della più semplice sportività. In quel caldo autunno ho avuto anche sentore che si stava preparando una sfida italiana semplicemente per escluderci definitivamente dalla Coppa. Alinghi aveva dichiarato che probabilmente avrebbe accettato una sola sfida nazionale. Così abbiamo lanciato la nostra sfida seguendo i dettami stabiliti dal loro protocollo. Abbiamo anche dovuto dimostrare l'esistenza del Reale Yacht Club Canottieri Savoia, alla sua terza sfida in Coppa America e con una storia alle spalle di cento anni! Alinghi era stato un po' meno fiscale con il suo Challenger of record, il Club Náutico Espanol de Vela che vantava ben qualche ora di vita…".


"Ho dato atto, sin dal principio di questa mia lettera, ad Alinghi – va avanti l'armatore – che la vicenda ha una sua comicità di fondo, malgrado da loro non voluta. A seguito del lancio della sfida l'A.C.M. ci invia una fattura di cinquantamila euro che paghiamo subito, forse gli unici fino ad ora ad averlo fatto? E ci viene risposto per iscritto che accetteranno la nostra sfida solo quando ritireremo la nostra dichiarazione presso la Corte Suprema di New York. Tutto questo non è richiesto dal protocollo, ma ci è anche chiaro che Alinghi fa e disfa le regole a suo piacimento. Io ribadisco ricordando che un cittadino accetta le leggi anche se non le condivide e che nei regimi democratici esiste libertà di parola e di critica. La semplice metafora non viene compresa. L'A.C.M./Alinghi ribadisce e pretende una nostra pubblica abiura. A nulla sarebbe valso ricordare loro che l'ultimo mio conterraneo, a cui è stata chiesta una ritrattazione così forte, è stato Giordano Bruno ai tempi del Medioevo e della Santa Inquisizione…".


"Tutto questo – continua la lettera – rappresenta una dura premessa che pesa sul futuro della Coppa ma niente più ironia, dobbiamo prendere seriamente coscienza che questa manifestazione è stata seriamente compromessa da Alinghi. Sono spariti gli sponsor, il pubblico è stanco di tutte queste polemiche. La soluzione oggi migliore è che si faccia presto questa sfida con i catamarani fra Oracle ed Alinghi anche se, ancora una volta, questi ultimi cercano di ritardare in tutti i modi l'evento. L'augurio, per la sopravvivenza della Coppa America, è che vinca Oracle, dopo di che bisognerà rimboccarsi le maniche e lavorare duramente. Il primo passo, a mio modesto avviso, deve essere il recupero di Louis Vuitton. La casa francese non è solo uno sponsor, lo Sponsor, ma è anche e soprattutto il filo conduttore di una storia che viene dal passato e che con lei è diventata moderna e che con lei deve proseguire. Si può pensare di salvare l'evento, di tornare in campo nel 2009 o nel 2010 ma, per far questo, bisogna che si prenda atto della debolezza della manifestazione".


"Sarebbe auspicabile – è sempre l'opinione di Onorato – utilizzare ancora le barche dell'ultima edizione per tre buoni motivi: – Contenere i costi in un momento in cui i team lottano per sopravvivere. Dovrebbe poter essere consentito costruire una sola barca dell'ultima generazione. – La flotta esistente consentirebbe di avere un evento a tempi brevi, senza grandi sforzi economici ed organizzativi e lascerebbe il tempo utile per studiare la nuova classe A.C.90 per la trentacinquesima edizione. – Last but not least, l'aspetto sportivo: chi è velista sa che le regate sono belle quando sono "tirate". Le barche dell'ultima edizione avevano velocità molto simili e la cosa più bella dell'ultima edizione è stata quella che abbiamo assistito a delle regate combattute e spettacolari, vogliamo rinunciarci"?


"Io personalmente – conclude – sto facendo dei grossi sacrifici economici personali per tenere in piedi un'organizzazione che ci consenta di correre la prossima Coppa America con dignità e sportività. Sono profondamente addolorato per quello che è successo a questo evento, ma sono un marinaio e nella mia vita di velista ci sono anche e soprattutto il Farr 40 , il M 30, l'R.C. 44 e ora anche il Melges 32. Molti hanno perso il senso del divertimento dell'andare in barca a vela, o forse non l'hanno mai avuto, ecco, secondo me bisognerebbe ripartire da quello".


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