Virginia Raggi (M5S) alza bandiera bianca su Roma2024. Non sa come gestire una Olimpiade; meglio non farla
(di Marcel Vulpis) – Nello storytelling della politica italiana c’è un nuovo storico debutto: il candidato sindaco “anti–sport”. Si chiama Virginia Raggi e per il variegato mondo pentastellato è l’arma vincente per conquistare nel prossimo mese di giugno l’aula Giulio Cesare. Il suo maggiore punto di debolezza (uno dei tanti) è il voler dissertare di sport, senza avere un curriculum adeguato.
Passa dal futuro progetto dello stadio della AS Roma a quello più impegnativo della candidatura olimpica di Roma2024, con la leggiadria di una farfalla monarca.
Peccato che non abbia alcuna competenza di sport-business, o, per dirla all’italiana, di economia dello sport. Eppure parla e dà lezioni di progettualità in ambito finanziario, anche se alla rovescia. Non sapendo infatti come gestire due macro progetti come lo stadio giallorosso (nel quadrante di Tor di Valle) o Roma2024, preferisce, più semplicemente, riporli nel cassetto.
Prevede mazzette, disastri, sprechi a sei cifre in ogni dove ed è ossessionata dalle buche capitoline. La tesi è semplice: se non siamo capaci di sistemare le strade della Capitale, come si potrà gestire, in modo ottimale, una futura Olimpiade estiva? Dopo l’era Ignazio Marino, la vittoria del M5S può essere la pietra tombale dell’economia presente e futura di questa città. Di fatto, Virginia Raggi si è auto-dimessa ancora prima di essere eletta. Non essendo in grado, appunto, di gestire/guidare due grandi opportunità come il più importante progetto di impiantistica sportiva mai visto in Europa (fino ad oggi il record era dell’Emirates stadium, con i suoi 560 milioni di euro), preferisce parlare di trasferimenti di terreno o di rinuncia totale alla candidatura italiana ai Giochi olimpici del 2024.
C’è da chiedersi se abbia ben capito il ruolo strategico per cui si candida il prossimo 5 giugno. La candidata sindaco del M5S infatti assomiglia più ad un liquidatore di un tribunale fallimentare, che ad un sindaco moderno con una visione di scenario di breve, medio e lungo periodo.
Parla di 13 miliardi di euro di debiti ereditati dalla amministrazione capitolina, in decenni di gestione politica, ma non sa che già solo una Olimpiade (come quella del 2024), se ben gestita (e ci sono tutte le condizioni per portare a compimento il progetto), può azzerare, in linea di principio, un “buco” economico di questa portata. Certamente una candidatura olimpica non può prescindere dalla figura di un primo cittadino, guidato esclusivamente dal pessimismo.
A torto o a ragione, conferma la tesi dei “gufi” del premier Matteo Renzi. Come dargli torto alla luce dei fatti.
Una cosa è certa: la “famiglia” dello sport romano non voterà per la candidata Raggi, perché se queste sono le premesse, c’è da chiedersi che spazi troverà, per esempio, il tema dello sport nella futura giunta capitolina. Lo sport è un acceleratore sociale ed economico. Non capirlo è miope, oltre che sintomo di una totale disinformazione sul tema.
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