Vulpis (SE.it): Il calcio italiano era fragile ancor prima dell’esplosione del Covid-19
Marcel Vulpis (nella foto durante un evento alla Camera) – fondatore ed editore dell’agenzia Sporteconomy.it, ha parlato oggi ai microfoni di “Lady Radio“:
“Diritti televisivi in chiaro o meno? La proposta del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora va verso coloro che non possono permettersi di acquistare i pacchetti Sky-Dazn. Al netto di questo per fare ciò che dice lui bisognerebbe cambiare il decreto Melandri. Non è facile perché ci sarebbero sicuramente delle proteste da parte di coloro che hanno interessi in tutto questo, in primis ovviamente le emittenti satellitari…Finché il campionato non ripartirà, non arriveranno i pagamenti dei diritti televisivi: ci sarebbe anche la richiesta di uno sconto sull’ultima rata della prossima stagione: è tutta una questione in gioco, intanto deve ripartire bene il campionato e deve concludersi ugualmente senza problemi, dopodiché si parlerà del resto”.
“Coronavirus svolta per il calcio? Tutti devono puntare alla sostenibilità economica, naturalmente adesso bisogna pensare alla conservazione e alla sopravvivenza del sistema: il calcio italiano già nei mesi pre-Covid aveva dei grossi problemi finanziari, per cui era solo questione di tempo perché si arrivasse ad una crisi più sistemica; il Coronavirus ha semplicemente accelerato questo processo. Parliamo purtroppo di un calcio che costa troppo: non c’era bisogno del Coronavirus per arrivare a pensare al taglio degli stipendi; il monte salari è la fonte principale su cui “lavorare”, come anche la mole delle commissioni a favore dei procuratori. Non è possibile che Mino Raiola, per quanto bravo e professionista, arrivi a percepire il 20% per una intermediazione. Non si trovano percentuali corrispondenti in altri mondi (per esempio nella finanza o nel real estate): tutto questo è chiaramente fuori mercato”.
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