Vulpis (Sporteconomy): La problematica nel caso dei diritti tv non è Infront
Ai microfoni del programma “CittàCeleste”, in onda sugli 88,100 di Elle Radio e su CittàCelesteTV (canale 669 del digitale terrestre), è intervenuto il direttore di Sporteconomy.it, Marcel Vulpis: “Dodici o tredici club sono in rosso, il sistema calcio italiano in media non sa fare impresa. Troppe perdite, costi gestionali ancora troppo elevati, rispetto alla leva dei ricavi, non sempre in crescita. Il costo gestionale più elevato è quello dei calciatori, soprattutto quando non si tratta di top players. A Roma Daniele De Rossi e Francesco Totti sono “intoccabili” e i loro ingaggi (rispettivamente 6 milioni e 2,5 milioni di euro netti, secondo quanto riportato, di recente, in un servizio pubblicato dal quotidiano La Gazzetta dello Sport), pesano sul bilancio, soprattutto nel rapporto età/salario. Più passa il tempo e più il valore del calciatore si depaupera: Totti fino ad un paio di anni fa era il più pagato (considerando il rapporto salario/età) in Europa…Più in generale, oggi scontiamo alcune storture che sono state lanciate negli anni passati. Le società italiane, per esempio, non dovevano essere quotate in borsa , è un prezzo che paghiamo ancora oggi.
E sul caso dei dritti tv: “La problematica non è Infront nei diritti Tv. Il problema del calcio italiano piuttosto è progettuale, ma non riguarda solo i tempi attuali. I presidenti di 20-30 anni fa non si sono distinti per una una progettualità a medio e lungo termine. Pensiamo, per esempio, ai diritti di archivio, le cosiddette “library“, riacquistate direttamente dalla RAI, o al tema degli stadi. L’ultima volta che sono stati costruiti è avvenuto nel 1990, in occasione del Mondiale di calcio Italia ’90. Peccato, però, che fossero già vecchi e obsoleti, rispetto alle tendenze del mercato dell’impiantistica, non appena inaugurati. E’ chiaro che, in queste condizioni, era difficile gettare il seme di una crescita strutturale nel sistema calcio. Oggi paghiamo gli errori di allora, con una serie di norme, come la Legge Melandri, che ha creato più problemi che opportunità (a distanza di anni)”.
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