Zone7, la prevenzione degli infortuni diventa realtà
Il rivoluzionario sistema di intelligenza artificiale creato dalla startup della Silicon Valley sta conquistando interesse e clienti nei principali campionati di calcio del mondo.
(di Federico Smanio)* È passato più di un anno da quando con il mio team di Wylab abbiamo scoperto una startup israeliana attiva nell’ambito della previsione degli infortuni che aveva appena raccolto 2,5 milioni di dollari in un round di investimento negli Stati Uniti. Leggendo quel post abbiamo subito intuito che ci trovavamo di fronte a qualcosa di serio, di diverso da quanto visto fino a quel momento, finalmente la predizione del rischio infortuni fatta bene!
È stata quella consapevolezza che ci ha spinti a contattare il team dei founder per capire meglio il funzionamento del sistema ed esplorare una possibilità di collaborazione.
A distanza di 16 mesi da quel primissimo scambio di email, Wylab è partner nello sviluppo di business e investitore in Zone7, startup con sede a Palo Alto fondata da due esperti di intelligenza artificiale con un passato in Oracle, Salesforce e nell’intelligence israeliana.
Il tema della “predizione” e prevenzione degli infortuni, sempre molto dibattuto per i pesanti impatti emotivi, economici e competitivi sui nostri club, è oggi sulla bocca di tutti perché ci troviamo di fronte ad uno scenario senza precedenti. Nella settimana della ripresa – a porte chiuse – dei campionati di A e B dopo un’interruzione forzata di più di tre mesi a causa dalla pandemia da Coronavirus, la prospettiva per i club di calcio professionisti è affrontare un calendario estremamente congestionato con 3 partite la settimana, giocate nel caldo torrido estivo, senza un’adeguata preparazione atletica.
Il primo effetto sarà l’aumento considerevole del rischio infortuni. Come evidenziato in questo approfondimento del co-founder e CTO di Zone7, Eyal Eliakim, il rischio infortunio aumenta significativamente quando si giocano più di 6 partite in 30 giorni, cosa che rappresenta una situazione veramente atipica per i club – verificatasi solo nel 4% dei casi se prendiamo in considerazione il database di Zone7 costituito da una cinquantina di club delle principali leghe di calcio mondiali.
Altri dati dimostrano che un periodo di preparazione più corto è associato a un aumento considerevole del livello di rischio nei mesi successivi, suggerendo che la ripresa del gioco post Covid e il calendario affollato metteranno a serio rischio di infortunio i nostri atleti.
Pensiamo alla Bundesliga, per esempio, la prima lega a riprendere le partite a metà maggio. Dall’annuncio ufficiale, i club hanno avuto soltanto 9 giorni di tempo per passare dagli allenamenti individuali alle sedute collettive ad alta intensità e alle partite. E tanto per cominciare 8 infortuni nelle prime 6 partite ufficiali!
Quali contromisure possono mettere in campo i nostri team?
Il turnover della rosa può aiutare le squadre evitando che un calciatore giochi più di 6 partite in 30 giorni, così come gli allenamenti personalizzati diventano un aspetto determinante per assicurare da un lato il giusto riposo ai giocatori che giocano di più, dall’altro la corretta preparazione a quelli impiegati di meno. Conoscere la capacità aerobica dei calciatori può, per esempio, aiutare a disegnare una fase di preparazione adatta alle capacità dei singoli, lavorando in modo specifico sugli aspetti tecnico-tattici del gioco nel caso la capacità aerobica sia già a buon livello.
Oggi più che mai tracciare, analizzare e prendere le decisioni sulla base dei dati è una componente critica del successo per le organizzazioni sportive ed è qui che entra in gioco Zone7 che è in grado di assistere gli staff atletici e medici dei club fornendo previsioni affidabili sui livelli di rischio dei propri atleti.
Come funziona Zone7?
Possiamo definirlo un motore di previsione e raccomandazioni sul rischio infortunio. Il sistema si basa sul “riconoscimento di pattern” per interpretare rapidamente l’enorme mole di dati di performance che i club raccolgono ogni giorno: dai prodotti che misurano la forza e il grado di flessibilità dei calciatori, agli strumenti di tracking per analizzare i movimenti sul campo anche senza palla, dal carico di lavoro giornaliero e settimanale, alle valutazioni bio-meccaniche, i test atletici, i biomarcatori e la storia degli infortuni.
È proprio l’interpretazione dei cosiddetti big data e la trasformazione di questi in informazioni pratiche, utili a prendere le decisioni, a costituire la vera sfida per i club, e questo processo di analisi è oggi molto spesso lasciato nelle mani dell’operatore – preparatore atletico, medico, data analyst – che deve osservare i dati, contestualizzarli e infine prendere le decisioni.
Anziché affidarsi ad un professionista che ha l’immane compito di passare al setaccio i grafici e le informazioni dei 25 componenti della rosa alla ricerca di indicatori di fatica e cali di performance, l’algoritmo di Zone7 può arrivarci velocemente da solo attraverso i dati immagazzinati nel suo sistema e riconoscendo i percorsi che portano agli infortuni.
Alla stregua di un sistema di avvertimento preventivo, Zone7 invia una notifica quando un giocatore è a rischio assieme ad una serie di suggerimenti mirati su come modificare le sessioni di allenamento per quel giocatore, per esempio riducendo la quantità totale di corsa ad alta intensità (sprint). La decisione finale spetta allo staff atletico e medico, fatto di professionisti estremamente preparati che possiedono il bagaglio di esperienza, conoscenza e soft skill necessario per utilizzare al meglio queste indicazioni.
Il successo
È il Getafe, la terza e meno blasonata squadra di Madrid, ad adottare l’applicazione con risultati sbalorditivi: due anni consecutivi con una riduzione del 70% del numero di infortuni e solo 8 casi (di gran lunga il più basso della Liga) nell’ultima “fortunata” stagione culminata con la conquista del quinto posto e dell’Europa League. L’Atletico Madrid, nella stessa stagione ne ha subiti 47, il Real Madrid 32 (dati Transfer Markt).
Javier Vidal, il preparatore atletico del Getafe, parla di questa tecnologia come di “uno strumento che cambierà lo sport professionistico”.
“What was previously subjective is now objective, this is state-of-the-art artificial intelligence giving us insights in just one hour so we can make decisions in real time”. — Javi Vidal, Getafe Head Fitness Coach
Il meccanismo predittivo di Zone7 funziona con un tasso di precisione del 75%, è in grado cioè di individuare all’incirca 7 infortuni su 10 fino a 7 giorni prima che avvengano. Ma con una cinquantina di club pro che già utilizzano il sistema, la sua accuratezza e precisione sono destinate a migliorare in modo consistente. Più squadre aderiscono alla piattaforma migliore diventa l’algoritmo perché viene alimentato da un numero maggiore di dati, e questo è vero sia a livello di singolo team (i risultati ottenuti dal Getafe nel secondo anno sono migliori del primo) che di database complessivo.
Il successo del Getafe è stato il “tipping point” per la startup di Tel Aviv. Top club nella Liga stanno saltando a bordo, nel Regno Unito il dialogo è già aperto con alcuni club della Premier League mentre 2 società di Championship hanno adottato la soluzione. Nelle ultime settimane Zone7 ha acquisito altri 2 club in Germania.
Numerosi gli approfondimenti su tutti i principali media del Regno Unito a dimostrazione del grande interesse che il tema degli infortuni e Zone7 stanno riscuotendo in questo periodo anche per il pubblico dei non addetti ai lavori.
In Italia, siamo stati pionieri con la Virtus Entella che sta usando Zone7 dall’inizio di questa interminabile stagione. Non è certo una sorpresa visto il legame con Wylab e il DNA innovativo del gruppo proprietario, se pensiamo che il Club del Presidente Gozzi conta tra i suoi provider di tecnologia 4 startup che fanno parte del network di Wylab e sono oramai una decina i progetti pilota effettuati negli ultimi 3 anni.
A partire dall’Entella sono numerosi i club interessati a conoscere e provare gli algoritmi di Zone7, alcuni in Serie A sono già attivi. La tecnologia funziona, il servizio clienti è eccellente, i costi molto accessibili. Tuttavia, la penetrazione nel mercato del calcio è tutt’altro che facile.
Le resistenze
Le resistenze sono evidentemente di natura culturale, la tentazione è vedere Zone7 come l’ultimo capitolo nella rivoluzione dei dati che sta investendo il calcio. Potremmo definirlo “effetto Moneyball”, dall’ormai celebratissimo libro e film con protagonista Brad Pitt nei panni del manager di una squadra delle Major League di Baseball con l’idea di cambiare lo scouting dei giocatori attraverso l’analisi statistica.
Come avvenuto per Billy Beane 20 anni fa, è difficile superare la chiusura degli addetti ai lavori che faticano a intravvedere nell’intelligenza artificiale un supporto indispensabile e mai sostitutivo del lavoro che svolgono preparatori atletici, analisti e coach. Il fatto poi che Zone7 scaturisca dalla mente di due outsider, esperti di intelligenza artificiale che non provengono dal mondo dello sport non aiuta a fare breccia in un mondo conservatore e autoreferenziale come il calcio.
Come può un sistema di machine learning che lavora sulla matematica dei dati prevenire efficacemente gli infortuni?
I club, come il Getafe, che dimostrano apertura e considerano lo strumento per quello che è, una bussola per navigare nel mare dei dati, tenere sotto controllo il rischio infortuni degli atleti, e gestire al meglio il carico e la tipologia di allenamento otterranno necessariamente grandi risultati.
Molti club hanno la convinzione di sviluppare un proprio sistema di valutazione del rischio e se questo è positivo perché indicativo dell’impegno a risolvere il problema degli infortuni, non è certo alla portata di tutti e avere un algoritmo che apprende automaticamente da decine di migliaia di dati alla ricerca di segnali di infortunio è tutta un’altra storia.
E il processo di adozione potrebbe essere accelerato dall’avvento di una nuova generazione di dirigenti, allenatori e preparatori abituati a dare del tu alla tecnologia, perché la considerano un valore aggiunto e NON qualcosa che può mettere a rischio la percezione che gli altri hanno delle loro abilità e conoscenze calcistiche. I coach più giovani potranno più facilmente stabilire un legame di empatia con i giovani calciatori abituati a considerare le tecnologie parte integrante della loro vita.
Il futuro che ci attende…
Il mondo dello sport professionistico è solo la prima tappa del processo di crescita di Zone7 che ha obiettivi molto più ambiziosi. Scalare verso il mondo degli sport amatoriali e applicare i propri algoritmi all’ambito delle performance e del benessere umane. In campo industriale questo significa migliorare il lavoro di operai specializzati, trader e professionisti impegnati nelle mansioni più difficili, sia in campo ospedaliero che in quello manifatturiero o militare.
Freschissima la notizia dell’avvio di un esperimento condotto da Zone7 con il più importante centro ospedaliero di Israele reso possibile da una collaborazione con Garmin.
Metriche come il battito cardiaco, il sonno e il livello di saturazione del sangue vengono incrociate con informazioni sullo stile di vita e i profili medici degli operatori sanitari per identificare segnali di fatica causati da condizioni di lavoro e stress eccessivi. Come per il calcio e lo sport identificare in anticipo questi indizi permette di intervenire per migliorare il benessere e le performance dell’individuo.
Il tentativo di monitorare lo stato di salute e la fatica fisica e mentale di medici, dottori e infermieri in un momento di assoluta criticità per i sistemi sanitari di tutto il pianeta è non soltanto un’iniziativa meritevole ma costituisce il primo passo di un viaggio entusiasmante che sono orgoglioso di vivere da protagonista assieme a Zone7.
- Ceo Wylab
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